GRAND TOUR TRA LE PORCELLANE
L’arte Italiana da sempre ha un sottile filo che la riporta all’antico. L’antico è’ un topos culturale che attraversa i secoli e che non viene praticamente mai completamente eluso, anche in epoche in con poetiche dominati lontane dalle concezioni classiche. Questa “nostalgia” dell’antico ha dato luogo a fenomeni interessantissimi tra cui esemplare la poetica neoclassica.
L’antico venne all’epoca studiato ed analizzato in modo “romantico”, cioè con un senso di profonda nostalgia per una bellezza perduta che si tentò in tutti i modi di far risorgere. Fiorì l’antiquariato, si moltiplicarono i restauratori, si riprodussero le più celebri opere antiche per far fronte alle numerosissime richieste. L’antico entrò nelle decorazioni delle porcellane, nei gioielli, nei mobili, fino ad influenzare l’abbigliamento. Insomma l’antico divenne moda, una moda però non passeggera ma destinata a diventare stile.
L’amore per l’antico fu una delle spinte anche ad intraprendere il Grand Tour, il viaggio in Italia che le persone colte intraprendevano per completare la propria formazione culturale.
La volontà del recupero delle opere antiche caratterizzò pertanto buona parte del 1700 e del 1800, nella consapevolezza che l’antichità classica fosse una fondamentale fonte di ispirazione per l’artista moderno. Questa consapevolezza è alla base di questa mostra, promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e curata da Andreina d’Agliano e Luca Melegati. Circa 150 sono le opere in mostra: porcellane (Real Fabbrica di Napoli e di Ginori a Doccia), biscuit, marmi, bronzi, dipinti, disegni e incisioni che testimoniano lo studio e la ricerca del rapporto con l’Antico.
Tra i “pezzi” più preziosi ci sono le sculture di Giovanni Volpato, tra le quali Apollo e le Nove Muse, parte del dessert (oggetto che ornava le tavole ufficiali) realizzato in biscuit nel 1786 per l’Ambasciatore di Venezia a Roma Piero Donà. Volpato divenne rapidamente a Roma un punto di riferimento per l’elegante e cosmopolita mondanità dell’epoca e fu celebre sia per le riproduzioni a stampa sia per le copie di capolavori in piccole dimensioni modellate in candido biscuit.
Stefania Severi
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