Mediterranea

UN QUADRATURISTA DEL SEICENTO

Nel 2001 si tenne a Palazzo Venezia una mostra sulla pittrice Artemisia Gentileschi, la “vittima” ora per una sorta di par condicio negli stessi locali è esposta l’opera di Agostino Tassi, il” bruto”.
La notorietà di questo pittore è stata per secoli legata al fattaccio della violenza usata dal Tassi nei confronti di Artemisia  sua compagna di lavoro e figlia del suo maestro Orazio Gentileschi mettendo in ombra le vere capacità del Tassi che fu pittore di qualità dedicato ad un genere molto apprezzato ai suoi tempi: la quadratura. Questa è un sistema di pittura che rappresenta architetture in prospettiva e nel ‘600 e ‘700 fu un genere affidato ad artisti specializzati che agivano in collaborazioni con pittori di figura con precise divisioni dei compiti ed in questa attività il Tassi si segnalò lavorando in vari palazzi nobiliari romani. Nato a Roma nel 1578 Agostino fu uomo dalla vita turbolenta con aspetti addirittura criminali, appare giovane a Roma dopo un periodo di esilio, per ignoti motivi, a Livorno, fu condannato per aggressione ad una prostituta e poi ne sposò un’altra per voto, fu coinvolto in risse e processi conducendo vita sregolata segnalandosi però come abile pittore. In collaborazione con il Cigoli lavorò a Palazzo Firenze poi conobbe Orazio Gentileschi e con lui affrescò alcuni saloni del Quirinale mostrandosi maestro dell’illusionismo spaziale proponendo una cornice sontuosa in cui Orazio dipingeva i personaggi; operarono insieme anche nella decorazione del Casino delle Muse in Palazzo Rospigliosi. Nel 1612  l’amicizia si ruppe ed il Tassi fu denunciato per violenza ad Artemisia, diciassettenne figlia di Orazio e promettente pittrice; forse si trattò di seduzione con promessa di matrimonio cosa impossibile in quanto Agostino era sposato ma di fatto solo perché abbandonato dalla moglie. La condanna fu di cinque anni ai remi su una galera commutata poi in esilio. Ma grazie a potenti amicizie il pittore tornò ben presto in auge, dal 1613 al 1615 decorò Villa Lante a Bagnaia e nel 1617 per papa Paolo V affrescò il salone del Quirinale ora detto dei Corazzieri collaborando con il Lanfranco e il Saraceni; lavorò poi per i Barberini e i Pamphilj fino alla morte che avvenne a Roma nel 1644. “Mal huomo, mal cristiano e senza timor di Dio” questa è la considerazione in cui fu tenuto dai suoi contemporanei, ebbe liti con fornitori, committenti, allievi, fu accusato di aver profittato della prostituzione della moglie e di aver avuto rapporti incestuosi con la cognata ma nonostante questo ebbe all’epoca, come artista, buona fama. Questa però si perse con il tempo, le sue opere migliori, gli affreschi, erano in palazzi privati e spesso furono danneggiate o ritoccate, i quadri di cavalletto sono stati sempre considerati opere di un genere, il paesaggio, allora ritenuto minore. Proprio queste opere, una trentina, sono esposte a Palazzo Venezia a testimoniare il percorso artistico del Tassi; sono divise in tre sezioni in ordine cronologico; nella prima, del secondo decennio del ‘600, si nota l’impronta sull’artista del tardo Paul Brill, nella seconda si riscontrano influssi caravaggeschi, nella terza infine quelli della pittura neoveneta e del primo Poussin principe dei paesaggisti. Gran parte delle tele esposte proviene da collezioni private cosa abbastanza anomala per i quadri antichi che in genere si trovano nei musei, quasi a dimostrazione che l’opera del Tassi ritenuta minore non fu ospitata nelle grandi collezioni principesche ma confluì sul mercato antiquario. Certo il miglior Tassi è quello degli affreschi  ma anche il Tassi minore è degno di attenzione come si può constatare visitando la mostra.
Ad integrazione di questa verranno tenute visite guidate il alcuni dei palazzi in cui lavorò l’artista.

Roberto Filippi

Roma
Museo Nazionale di Palazzo Venezia

Dal 19 giugno al 21 settembre 2008
AGOSTINO TASSI (1578-1644)
Il paesaggio tra immaginario e realtà


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