Mediterranea

IL TESTACCIO MODERNO: Teatro e architettura


Se la pittura e la scultura, oltre alla fotografia e alle altre variazioni sul tema della creatività, hanno trovato al Testaccio un territorio dove prosperare anche nella “clandestinità”, il teatro non ha avuto altrettanta fortuna.
Il Teatro dei Cocci e Spazio Zero hanno chiuso. Sul terreno dove avevano piantato le tende è in atto un’impegnativa indagine archeologica, prima di far posto ad una moderna struttura di vetro e acciaio per il mercato rionale. Un’area commerciale attrezzata che ingloberà un antico mercato, in un continuum con il porto fluviale e i magazzini.
Il Teatro di Documenti è in crisi, una crisi annunciata già prima della scomparsa del suo fondatore Luciano Damiani (estate 2007), per uno spazio teatrale che si addentra sotto il Monte Testaccio, come è di nuovo in crisi il Teatro Vittoria.
Un’agonia che coinvolge, oltre al Vittoria, anche in altri luoghi della città l’Ambra e il Vascello per i tagli di fondi, rincari di affitti e una crescente voglia di supermercati.
Una politica culturale che non si è dimostrata incisiva nel consolidare le presenze, ma efficace nel far posto a nuove realtà. Se alcuni teatri agonizzano altri nascono come il fortunato L'Orangerie, attrezzato nel 2006 all’interno della Scuola Pubblica Elementare Statale IV Novembre 1918. Altre proposte teatrali si possono trovare al Teatro Testaccio, alla Cometa-off e al Centro Studi Ettore Petrolini.
L’arte nel Rione non è solo racchiusa in luoghi più o meno grandi, ma è nelle strade e nelle piazze di un territorio che si estende da piazza dell’Emporio a porta San Paolo e delimitato da via Marmorata.

Uno degli ingressi al Rione Testaccio, provenendo da Porta Portese, è rappresentato dal ponte Sublicio, chiamato al momento del progetto di Marcello Piacentini nel 1914 ponte Aventino, ma che poi ha preso il nome del più antico ponte romano, situato invece più a monte. La costruzione del ponte si interruppe per ristrettezze economiche conseguenti al primo conflitto mondiale e, ripresa, si concluse con l’inaugurazione il 21 aprile 1919.
Attraversato il ponte è piazza dell’Emporio ad accogliere il traffico. Piazza dell’Emporio è dominata da un edificio del 1921, acquistato dall’INA nel 1934 dalla Società Anonima Edilizia Tevere che dovette cederlo per problemi finanziari, ricco di terrazzamenti e dove ha dimorato per anni l’eclettico personaggio e romanista Domenico Pertica.
Un complesso edilizio che si affaccia non solo sulla piazza dell’Emporio, ma anche sul lungotevere Testaccio, via Pietro Querini e su via Amerigo Vespucci.

In piazza dell’Emporio è collocata una fontana in onore delle anfore del Monte Testaccio - detto anche dei Cocci -, e simbolo del Rione.
Realizzata dal giovane architetto Pietro Lombardi, risultato vincitore del concorso, la Fontana delle Anfore venne inaugurata nel 1926 in piazza Testaccio, per venire spostata nel 1935 nell’attuale collocazione.
La fontana rappresenta non solo il simbolo di un Rione o una composizione decorativo-funzionale nel tessuto urbano, ma anche lo sviluppo stilistico di Pietro Lombardi che negli anni successivi realizzò una serie di fontane (dei Libri, delle Arti, delle Tiare, della Pigna, dei Monti, della Botte, delle Palle di Cannone e del Timone) ispirate agli stemmi dei rioni o alle attività dei luoghi.
Non lontano, verso il Mattatoio, il ponte Testaccio, progetto Bastianelli, iniziato nel 1938 con il nome di ponte d’Africa e terminato solo nel ’43, dopo una stasi dei lavori e con modifiche progettuali di Krall del 1947, ad un'unica arcata e con quattro bassorilievi in travertino che ornano gli angoli. La sua realizzazione doveva servire a congiungere, con un’arteria larga quaranta metri, i rioni Ripa, San Saba e Testaccio con il Trastevere.
Sul lungotevere Testaccio è visibile la fontana di Pio IX, detta dai testaccini "Fontanone", eretta nel 1869 per celebrare l’archeologo Pietro Ercole Visconti, è composta da un sarcofago marmoreo di età imperiale (III sec. circa) con funzioni di vasca, è incorniciata in una quinta scenografica in laterizio, con lesene e volute in travertino e coronata da festoni che sorreggono lo stemma pontificio.
Di fronte alla pontificia fontana troviamo l’Istituto “Carlo Cattaneo”, inizialmente costruito come Caserma di Cavalleria nel 1870 (anno del piano regolatore che prevedeva la nascita del quartiere Testaccio), venne trasformato immediatamente dopo la prima guerra mondiale come Scuola Militare di Tornerai. Un istituto che provvedeva alle spese d’istruzione dei reduci e per gli orfani dei contadini morti in guerra.
Un complesso edilizio composto da diversi fabbricati, le originarie stalle trasformate in laboratori, per l’insegnamento delle arti e dei mestieri, mentre nell’ampio cortile è visibile, anche dall’esterno, resti delle Mura Aureliane.

La centenaria chiesa di Santa Maria Liberatrice (1908), dove si svolsero i funerali della testaccina Gabriella Ferri, rappresenta un sobrio modello di architettura eclettica, opera di Mario Ceradini e l’unica chiesa del Testaccio nell'omonima piazza, unisce l’ispirazione Romanica ad una presenza liberty nella decorazione floreale degli interna. Di Santa Maria Antiqua al Foro Romano, demolita in quegli anni, ha ereditato il titulus e l'altare, soprastato da un ciborio in marmo rosso e sorretto da quattro colonne di granito rosa con i simboli degli evangelisti sui capitelli, sul quale è collocata l'immagine coronata della Madonna col Bambino. Austera, accoglie il visitatore con una “striscia” musiva ispirata ai segni zodiacali intervallati da riquadri geometrici e due imponenti acquasantiere. Colorate vetrate geometriche, sulle porte interne, accentuano l’eclettismo della chiesa e con il senno del poi è facile collegare al fermento delle arti applicate insegnate Scuola Preparatoria al Museo Artistico Industriale.

Nel complesso di S. Maria Liberatrice si svolge un’intensa attività nell’ambito volontaristico e comprende l’oratorio, mentre il cinema Greenwich, sempre di proprietà della parrocchia, è gestito da privati.


Sulla piazza di S. Maria Liberatrice si affacciano una serie di complessi edilizi realizzati dall'Istituto Case Popolari, su progetto dell'architetto Quadrio Pirani nel 1917, e rappresentano il risanamento economico e sociale del Testaccio dei primi decenni del ‘900, consequenziale al progetto di un Testaccio industriale della fine dell’Ottocento, ma degli stabilimenti previsti solo il Mattatoio era stato realizzato e gli edifici abitativi, con la sua popolazione, appariva molto simile alla Londra di Dickens.

Stanze anguste, con giacigli anche nelle cucine, dove regnava la sporcizia e la promiscuità, luoghi malsani e, come veniva osservato da Domenico Orano e Cesare Lombroso, focolai d’infezione.
Una trasformazione che prende avvio nei primi del Novecento, sollecitato dal Comitato per il miglioramento economico e morale del Testaccio e resa possibile dal neo nato Istituto Case Popolari.
Una serie di interventi che tra il 1905 ed il 1930 trasformarono il Rione da ghetto ai margini della città in un quartiere che stava superando le pessime condizioni abitative ed igieniche.
Un esempio di edilizia popolare di altri tempi, dove troviamo anche una nota pizzeria, ben diversa dall’architettura degli anni ’50 e ’60 che si può vedere nel lato opposto della piazza e dove ha la sede il teatro Vittoria.
Tra le presenze moderne è da annoverare, collocata ad angolo, tra via Mormorata e via Galvani, la sede dei Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Roma, con annesso il Museo "Roma città del Fuoco", progettata dall'architetto Vincenzo Fasolo e inaugurata alla fine degli anni ’20.
Allievo e collaboratore di Piacentini, Fasolo realizza un esempio classico di quella Scuola Romana a cavallo tra il "barocchetto" ed il razionalismo tipico dei tanti edifici pubblici del Ventennio, come il Liceo romano Mamiani, per anni disprezzati ed ora rivalutati come esempi di riuscita integrazione tra le altre arti. Una lezione che troverà una la svolta razionalista nel lavoro del suo allievo Luigi Walter Moretti.
Dirimpettaio della sede dei Vigili, ma fuori del Testaccio, due silenziose testimonianze dell’architettura razionalista come il Palazzo delle Poste in via Marmorata (1932), alle pendici dell’Aventino, dell’architetto Adalberto Libera e la Stazione di Porta San Paolo (1924) per la linea ferroviaria Roma-Ostia, progettata da Marcello Piacentini, i graffiti che arredano l'interno furono realizzati dall'artista fiorentino Giulio Rosso.

 

Gianleonardo Latini
(2-continua)

 

 

 


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