IL TESORO DI PALAZZO BARBERINI
L’8 aprile è stato presentato il volume “Galleria Nazionale d’Arte Antica. Palazzo Barberini. I Dipinti” a cura di Lorenza Mochi Onori e Rossella Vodret, già direttrici del museo, edito da l’Erma di Bretschneider. Palazzo Barberini, già splendida residenza dell’omonima famiglia principesca, dopo la vendita allo Stato nel 1949 è stato destinato a sede della Galleria Nazionale d’Arte Antica dove sono affluiti dipinti, ed anche statue, delle più disparate provenienze relativi al periodo compreso tra il medioevo e la fine del ‘700; sono quadri superstiti di grandi raccolte vendute nell’ottocento, acquisti sul mercato antiquario, donazioni, confische dell’asse ecclesiastico a seguito di leggi eversive, il tutto ordinato cronologicamente e per scuola ed autore quasi in maniera didattica in modo da dare al visitatore una visione d’insieme di circa mezzo millennio d’arte italiana. Quanto esposto è solo una parte ridotta, anche se la migliore, degli oltre 1500 pezzi in carico gran numero dei quali è conservata nei depositi. Attualmente è in corso una grande riorganizzazione della Galleria a seguito della riconsegna di una parte dei locali già occupati dal Circolo Ufficiali delle Forze Armate ora trasferitosi nella Palazzina Savorgnan di Brazzà. I nuovi spazi ora in corso di restauro sono destinati ad ospitare in maniera completa ed ordinata il meglio delle raccolte della Galleria: al piano terra dal Duecento al Quattrocento, al primo piano Cinquecento e Seicento, al secondo il Settecento e l’Appartamento Storico di Costanza Barberini; nei sottotetti i Laboratori di Restauro e gli Uffici. Finora esistevano Guide della Galleria ma si sentiva la mancanza di un Catalogo che contenesse una scheda, molto sintetica, di tutti i dipinti esposti o in deposito in carico al museo molti dei quali sinora inediti. La scheda contiene la foto del quadro, le misure, la provenienza e pochi dati essenziali rimandando l’esame più approfondito alla bibliografia ove c’è e a futuri studi per quanto ignoto o poco noto. Le ricerche delle due studiose hanno permesso di appurare che alcuni dipinti già ritenuti copie sono in realtà originali quali la “Buona Ventura” del Vouet, il “San Girolamo sigilla una lettera” opera giovanile del Guercino e un “San Francesco in meditazione” proveniente da Carpineto Romano ed ora ritenuto opera del Caravaggio. Tra pochi anni la Galleria completamente ristrutturata apparirà nel suo aspetto migliore, nel frattempo il Catalogo si dimostra opera di insostituibile valore per gli studiosi dell’arte.
Roberto Filippi
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