SEGNI FIGURANTI
In tre distinti luoghi espositivi romani sono stati presentate le opere di altrettanti artisti che, nella loro distinzioni, hanno un filo conduttore nel segno, sia nel suo ambito mitologico che mistico-cabalistico, come nelle opere di Lorenzo Bruschini, con i suoi centauri scorpioni e le sue sirene volanti, nelle loro dicotomie in bianco e nero, contestualizzando le immagini in un sogno fatto di assemblaggi emotivi.
Una rappresentazione di uno spazio interiore, dove il linguaggio della poesia e simbolismo animale dialogano in modo inconsueto, dando vita ad una rilettura di arcaiche immagini calate in un contesto sospeso nel tempo e nello spazio complesso dei rimandi, dove ogni opera va letta e riletta, per rivelare sempre nuove narrazioni celate tra le pieghe dei segni.
Lineare, meno criptica, è la proposta che Paolo Ippolito scioglie in una trentina di sua opere, dove l’atmosfera delle “Mille e una notte” è sintetizzata nei colori che ambientano le lune e le stelle. Una scelta di simboli “notturni” che appaiono agili e solari. Situazioni pittoriche elaborate dopo un suo soggiorno di lavoro nel Sultanato dell’Oman, con segni e simboli da ritrovare nel vissuto dell’artista e del suo incontro con la scrittura araba.
Con le opere di Gianluca Murasecchi ci si addentra in altri “segni” per un discorso artistico che utilizza differenti supporti e materiali, non più riconoscibili nel loro essere tracciati, ma ripetitivi, in una esaltazione plastico-pittorica.
Le realizzazioni di Gianluca Murasecchi assomigliano a delle dilatazione del pensiero in una progressione matematica che improvvisamente si interrompono.
Superfici che acquistano volume non solo quando la materia trova una sua tensione espressiva, ma anche quando si espande nella dimensione pittorica e dell’incisione.
Gianleonardo Latini
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