Mediterranea

Cous Cous doc


Il cous cous si sa è il biglietto da visita culinario degli arabi e più precisamente il “piatto forte” tipico tunisino. A base di semola richiede una preparazione piuttosto elaborata e, in genere, si accompagna a verdure e a carne di montone speziata e piccante. Quando però alla carne si sostituisce il pesce il piatto, in uso sulle coste risulta più raffinato e gustoso, in un certo senso più ricercato. È questa la ricetta che nel film “Cous cous” del regista franco-tunisino Kechiche viene adottata e servita in tavola con amorevole cura da una madre tunisina ai figli, nuore e nipotini che numerosi affollano la sua casa.

Tra un boccone e l’altro, dove anche le dita sono impegnate a tuffarsi nella succulenta pietanza per nulla tralasciare, i commensali snocciolano a voce alta problemi, ansie, conflitti, frustrazioni, tradimenti: piccole grandi situazioni emozionali individuali e non. Sfoghi, esplosioni di rabbia, insoddisfazioni ma anche ricordi vengono a galla intorno a quei piatti colmi di cous cous, però, man mano che le pance si riempiono tutto sembra acquietarsi quasi che il piacere del cibo, così gradito, si trasformasse in un lenitivo per le varie problematiche e si finisce per ridere.

Tra i commensali spicca l’assenza del capofamiglia, il vecchio Slimane (Habib Boufares) che ha scelto di convivere con una donna più giovane già madre di una ragazza dal carattere forte e deciso (Hafsia Herzi). Slimane è un anziano operaio di un cantiere navale che decide di lasciare il lavoro al porto per realizzare un sogno: vuole aprire un ristorante maghrebino su un vecchio barcone galleggiante.

Il tutto si svolge in una cittadina del sud della Francia vicino a Marsiglia. Slimane che coltiva ancora buoni rapporti con la famiglia di un tempo è anche molto affezionato alla figlia della convivente; la sua è ormai una famiglia allargata. Sarà proprio la ragazza, caparbia e volitiva, ad aiutarlo inizialmente infondendogli fiducia e spronandolo nel suo progetto. L’uomo, sempre più convinto, non demorde e il suo sogno alla fine prenderà corpo grazie all’aiuto della moglie, dei figli, dell’amante e degli amici.

Tutti si danno da fare e gli danno una mano per rimettere in sesto il barcone. Finalmente arriva il giorno dell’inaugurazione e ai notabili della città, invitati, verrà servito il rinomato cous cous preparato dalla moglie. Ma il contenitore con l’esotica pietanza per un contrattempo non arriva a destinazione. Per ingannare l’attesa dei convenuti che impazienti aspettano di gustare il piatto l’intraprendente figlia acquisita si inventerà un’estenuante danza del ventre sensuale e travolgente, che calamiterà gli sguardi di tutti. Mentre Slimane si aggira disperato per le stradine della città alla ricerca del cous cous perduto la sua convivente correrà ai ripari preparandone uno nuovo …

Il film girato molto sui primi piani ha ottenuto a Venezia il Gran Premio della giuria. Corale, un po’ alla maniera di Ozpetek, sa raccontare le cose della vita in modo semplice e forte, molto reale e diretto. La storia del tunisino Slimane coinvolge ed emoziona. Il regista Bechiche, che per il protagonista si è ispirato a suo padre in questo film ci ha messo proprio tutto: i suoi ricordi di infanzia, le ansie di riscatto, la denuncia sociale su razzismo e povertà, la forza degli ideali nonché i sentimenti e la precarietà dell’esistenza. E poi c’è il “suo” cous cous, la seduzione delle danze antiche della sua terra, il coraggio e la dignità della sua gente, l’importanza della collaborazione che nasce dal cuore, il senso di appartenenza.

Kechiche è un appassionato del neorealismo italiano e si vede: il richiamo a “Ladri di biciclette” è evidente quando al povero Slimane rubano il motorino. Nel suo film c’è vita vera e umanità resa ancora più autentica dalla scelta di attori non professionisti che risultano perfetti.

Ester Carbone

Titolo originale
La Graine et le mulet
Nazione
Francia
Genere
Drammatico
Durata
1151 min.
Regia
Abdellatif Kechiche
Cast
Habib Boufares, Sabrina Ouzani, Bruno Lochet, Mohamed Karaoui, Faridah Benkhetache, Alice Houri, Oliver Loustau

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