PAURA DI PRENDERE DIECI
Gaspare, un ragazzino isolano figlio di pescatori, ha un talento speciale per lo studio, in particolare per il latino. Su insistenza di un’insegnante, si trasferisce a Torino con la madre, che vuole permettergli di proseguire gli studi in un liceo “importante”. Inizia così la sua storia di emarginazione, che lentamente e tortuosamente ne farà un uomo irreparabilmente sdoppiato: accetterà di fare il barista per vivere, mentre i suoi sogni e desideri di realizzazione si scolleranno definitivamente dalla realtà.
Il percorso di Gaspare inizia come quello, comune a tanti, di un ragazzo che ha grandi difficoltà di inserimento, ma sfocia attraverso un salto narrativo troppo poco articolato in quello di un uomo dalla vita psichica dagli aspetti patologici, perdendo, quindi, la consequenzialità narrativa. Troppo forzatamente pessimista, il tentativo di rendere la narrazione surreale finisce per diventare caricaturale. Tra le righe, finisce forse per rivelare il senso di frustrazione di un’insegnante (la Mastrocola) per una carriera scolastica scarsa di soddisfazioni, piuttosto che rimanere fedele al difficile percorso di maturazione di un adolescente.
Rimane, di questo libro, la denuncia di un mondo scolastico che ormai non solo non è più in grado di impartire o di facilitare l’educazione degli adolescenti, ma che addirittura reprime attivamente le capacità degli intelletti migliori, secondo un criterio pedagogico per cui l’”integrazione” è preferibile allo sviluppo del proprio talento. Dove per integrazione, si intende integrazione in un mondo banale, minuscolo, povero di valori etici e di conoscenza.
Così, il ragazzino che prende troppi dieci nelle versioni, finirà per essere spedito dalla psicologa, perché l’andare troppo bene a scuola è la dimostrazione dei suoi problemi psicologici.
In questo, la Mastrocola mette il dito effettivamente su un problema molto serio della nostra scuola, che forse avrebbe potuto mettere meglio a fuoco nella narrazione, ma la cui denuncia conserva un grande valore.
Marta Baiocchi
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Descrizione: |
Questa è la storia di Gaspare Torrente, figlio di pescatore e aspirante latinista, approdato a Torino da una piccola isola del Sud Italia. Un ragazzo come lui, che a tredici anni traduce Orazio e legge Verlaine, deve volare alto, deve fare il liceo e dimenticare il piccolo mondo senza tempo dell'isola. E allora eccolo entrare al liceo, dove non trova grandi maestri ma insegnanti impegnati a imbastire compresenze, eccolo accanto ai compagni, con le scarpe sbagliate e la felpa senza cappuccio. E' fuori moda, fuori tempo, fuori posto: un pesce fuori dalla sua acqua, una barca in un bosco. |