UN SECOLO DI ESTREMI
La mostra è una vasta ricognizione sull’arte italiana del secolo XIX, che coglie, attraverso gli anni , i mutamenti del gusto e pone in luce i protagonisti di volta in volta emergenti.
La mostra vuole essere anche, e ci riesce, un canto alla identità italiana troppo spesso svilita. Non è un caso se Roma risulta assente, se non per l’immaginario canoviano, perché da un lato è italiana solo alla fine del secolo e dall’altro è troppo internazionale sotto alcuni aspetti e papalina sotto altri, per essere assimilata al resto della penisola.
La mostra vuole rendere anche giustizia ad un secolo che ha subito degli ostracismi da parte di molti studiosi, primo tra tutti Roberto Longhi. In realtà l’Ottocento è stato un secolo di grandi e profondi cambiamenti, con un intrecciarsi di estetiche che vanno dal Neoclassicismo al Romanticismo, dal Realismo al Simbolismo con numerose diramazioni sottese.
L’incipit è Canova di cui sono esposte le opere “consolatrici”, quelle cioè che avrebbero dovuto sostituire quelle antiche sottratte dai francesi. Poi ecco la borghesia Lombarda, i fermenti della Scapigliatura, i Macchiaioli fino ai Divisionisti.
Con Pellizza da Volpedo ed il suo “Quarto Stato” si chiude la parabola del secolo. E tra gli estremi si collocano personalità di grande spessore alla cui giusta fama, per assurdo, ha nuociuto proprio l’essere italiani. Tra questi il veneziano Francesco Hayez le cui opere sono di una qualità pittorica eccezionale. In mostra è visibile non solo il celeberrimo “Il bacio” (olio su tela, 1859, Milano, Pinacoteca di Brera), che per altro è una metafora politica dell’accordo Italia Francia, ma anche diverse altre opere tra le quali l’inquietante “Il consiglio alla vendetta” (Vienna, Sammlungen des Fürsten von Liechtenstein).
Ed ancora Andrea Appiani, i Macchiaioli (Fattoni, Cabianca, Borrani, Sarnesi, Signorini…), la scuola napoletana e quella milanese. In mostra anche significative sculture: oltre a quelle di Canova, splendide opere di Lorenzo Bartolini, Adriano Cecioni, Vincenzo Gemito e Medardo Rosso.
La mostra è a cura di Maria Vittoria Marini Clarelli, Soprintendente alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, e di Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, esperti del secolo.
Stefania Severi
|