Mediterranea

Tana per la bambina con i capelli a ombrellone: intervista a Monica Viola

 

Lo sguardo iperrealista di una donna sulla propria infanzia e adolescenza, in una famiglia in cui si sovrappongono e confliggono la dolcezza inafferrabile di una mamma cattolica, otto fratelli di età diverse, le regole rigide di un padre autoritario fino alla brutalità, la svagatezza di una nonna persa tra ricordi di una passata ricchezza. E l’abuso sessuale da parte dei due fratelli maggiori. Sullo sfondo, le schegge di una Roma tra gli anni settanta e ottanta: l’assassinio di Moro, un ragazzo ammazzato a pistolettate in mezzo alla strada per vendetta politica, le mitiche discoteche dei quartieri alti, gli studenti dei licei con “un’aria comunista di volersi bene e di accogliersi”. Una corsa a perdita di fiato verso la costruzione del sé, che è sempre lì, solo pochi centimetri oltre la punta delle dita. Da una serie di flash in un crudo bianco e nero, emerge la storia di formazione di una donna, che è anche racconto di una generazione.

MB: Monica, in questo libro usi un linguaggio minimalista, quasi da cronaca, e un “montaggio” narrativo a spezzoni e fotogrammi, dai quali il dramma della bambina coi capelli a ombrellone sbuca fuori come da un visual puzzle. Cosa ha guidato la tua scelta di stile - oppure è stato un modo narrativo che ti si è imposto spontaneamente? 
MV: Non ho fatto scelte “tecniche” di nessun tipo, ho adattato la parola al contenuto assolutamente d’istinto, anche se ho la sensazione che alla fine anche lo stile si sia fatto contenuto, il che spiega forse anche il perché della tua domanda.

MB: Nonostante questa famiglia sia così numerosa e ingombrante, in pochi punti del libro le personalità dei suoi componenti vengono fuori da uno sfondo rumoroso e incombente. La bambina protagonista sembra in qualche modo sempre profondamente isolata, anche quando parla di quei fratelli o sorelle a cui è più legata, o della madre che adora. La famiglia che tu descrivi rimane in fondo il luogo dove l’individuo è più solo. Oggi si sente molto parlare della famiglia: cosa ne pensi tu?
MV: Penso che della famiglia si parli troppo e molto spesso a sproposito, specialmente ogniqualvolta si mettono in contrapposizione “famiglia” versus “estranei”, “italiani” versus “stranieri”, “sicurezza” versus “pericolo” e via delirando. In realtà è all’interno della famiglia che si perpetrano la violenze più atroci, soprattutto contro le donne e i bambini, e questo è un contenuto importante del mio romanzo, un argomento di cui si parla poco e da poco, ma che dovrebbe aiutarci a essere più laici anche in questa direzione.

MB: Una delle cose che colpiscono di più nel libro è la lucidità con cui mostri il processo con cui un’adolescente alla ricerca spasmodica della propria identità, che non trova la forma di amore di cui ha bisogno da coloro che le sono più vicini, arriva a perseguire modelli di affettività e femminilità inquinati. Molte delle dinamiche che ripercorri sono comuni a tante donne della nostra generazione – fatti salvi, vogliamo ottimisticamente sperare, gli aspetti più dolorosi. Cosa pensi che sia cambiato, nei passaggi che le adolescenti affrontano oggi?
MV: Poco o nulla. Credo che la pressione sia la stessa, anzi, forse il ricatto della bellezza e dell’ostentazione della sessualità sono più forti, e mancano una serie di rifugi. Uno dei commenti che mi ha fatto più piacere è stato quello di una giovanissima lettrice, che mi ha detto che ha trovato il suo mondo nel mio.

MB: Nel tuo libro, i problemi della società e della politica dell’Italia di quegli anni sono sempre lì sullo sfondo, solidi e ineludibili anche per un’adolescente. La ragazza che tu descrivi, come molte di noi , si interroga spesso sugli ideali, sulla politica, sulla collettività. Cosa rimpiangi e cosa bruceresti del modo di vedere la società di quegli anni?
MV: È doloroso pensare agli anni di lotte politiche finiti nella fanghiglia delle stragi di stato e del finto terrorismo, ma in tutta onestà ritengo anche che il socialismo democratico lo abbiano lasciato fare agli svedesi solo perché erano una manciatina di milioni: da noi era impossibile pensare che sarebbe continuata come sembrava. E forse saremmo finiti comunque come siamo finiti oggi, alla fine la globalizzazione è anche questo. Ma c’è molto dolore, un dolore enorme per tutto quello che abbiamo perso, per la laicità della vita, della scienza, della politica che sembrava più a portata di mano. A quattordici anni sono andata la prima volta al famoso consultorio femminista di Via dei Sabelli 100, quello gestito da Simonetta Tosi: sono cose che cambiano per sempre la tua percezione di vita. Adesso il mondo diverso possibile mi sembra realizzabile solo ad altre latitudini, con altre facce, e pelle di altro colore; forse.

MB: In “Tana” hai scelto di non dare un happy end a una storia per molti versi difficile, ma di lasciare un finale “aperto”. Non voglio spremerti una”morale della favola”, però ti chiedo: c’è qualcosa che ti sentiresti di dire alle giovani donne che ancora oggi si trovano a fronteggiare violenza e abuso in famiglia?
MV: Certo: parlarne il più possibile, non aver paura di affrontare i proprio fantasmi, non cedere ai ricatti esterni e interni, sapere che se è naturale da piccoli prendersi le colpe degli adulti, da adulti bisogna elaborare e restituire al mittente. E far suonare le campane di tutte le chiese ogni volta che il re è nudo.

MB: Il tuo romanzo uscito con la casa editrice online VibrisseLibri (www.vibrisselibri.net) è tuttora scaricabile gratuitamente in rete. Pensi che questo danneggi le vendite?
MV: No, penso che le aiuti moltissimo. Quasi tutte le persone che hanno letto il mio romanzo in rete prima della pubblicazione con Rizzoli ne hanno comprata almeno una copia, e moltissimi mi scrivono che l’hanno regalato e segnalato a loro volta a decine di persone. Quindi è l’opposto, credimi. Se per assurdo avere il romanzo in rete diminuisse le vendite a favore del numero di letture poi, non potrei che esserne comunque felice: scrivo per essere letta, non per diventare ricca. Se avessi scelto di scrivere per far soldi sarei stata davvero scema! Questo non significa che io creda che gli artisti non debbano essere pagati: artista e artigiano hanno la stessa etimologia, e il lavoro va pagato. Mai limitando l’accesso alla cultura, però!

 

 

Marta Baiocchi

 

Tana per la bambina con i capelli a ombrellone

Titolo originale
Tana per la bambina con i capelli a ombrellone
Autore
Viola Monica
Edizioni

Rizzoli 2008

Pagine
159
Prezzo
€ 15,0
ISBN
978 88 17 02048 0
Descrizione
Crescere a Roma negli anni Settanta: tempi di conflitto trasgressione e sangue, angoscia militanza e voglia di cambiare. Scivolare poi nei primi Ottanta, in bilico tra echi post-fascisti e strascichi del '77, tra concerti punk rock e notti senza tempo intorno a una canna. Noi siamo nel mezzo, nella generazione ibrida di passaggio tra menzogna e ideologie sconnesse, timore e ricerca dello scontro, perché siamo insieme alla bambina con i capelli a ombrellone e la sua speranza di aderire a qualcosa, la sua prima volta, il contraddittorio egocentrismo e l'indicibile necessità di affetto.

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