Il mattino dei maghi: macchine per leggere il pensiero |
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In un articolo pubblicato pochi giorni fa sulla rivista “Nature” un gruppo di ricercatori americani riporta di essere riuscito a “indovinare” quali immagini stessero vedendo tre soggetti volontari, utilizzando la scansione di risonanza magnetica del loro cervello.
La risonanza magnetica, come tutti sanno, è una tecnica utilizzata anche in diagnostica clinica, che permette di determinare lo stato di attivazione delle diverse zone del cervello, con un livello di definizione di pochi millimetri, sulla base delle variazioni di flusso sanguigno.
L’esperimento di questi ricercatori si è svolto così: in una prima fase, ai tre volontari sono state mostrate 1750 fotografie di fiori, frutta, animali, e altri soggetti “naturali”. Per ogni fotografia, è stata registrata mediante la risonanza la mappa delle zone del cervello che si “accendevano” nell’osservatore: una specie di impronta digitale mentale di ogni fotografia. Queste mappe sono state inserite in un computer per essere elaborate statisticamente.
Nella seconda fase, ai volontari sono state mostrate 120 fotografie nuove, non incluse nella prima serie, di nuovo registrando la mappa cerebrale di ognuna, ed è stato chiesto al computer di “indovinare” per ogni mappa di risonanza la fotografia corrispondente, sulla base del calcolo statistico elaborato sulle prime 1750 immagini.
Il programma è riuscito ad individuare correttamente circa il 75%, cioè tre quarti delle 120 coppie mappa-fotografia. Le probabilità statistiche di accoppiare correttamente fotografia giusta con mappa giusta andando a casacci,o in questo esperimento, erano circa otto su mille
L’uso della risonanza magnetica nucleare per studiare l’attivazione delle diverse aree cerebrali durante diversi tipi di attività mentale sta facendo in questi anni passi da gigante. L’anno scorso, un altro gruppo di ricercatori aveva mostrato che l’analisi alla risonanza consente di “leggere” nel cervello di un soggetto se ha deciso di eseguire una somma o una sottrazione su due numeri, prima il soggetto cominci ad eseguire il calcolo.
Il progresso di queste nuove tecnologie lascia intravedere un loro impiego nel prossimo futuro in molti campi diversi: dalla diagnosi precisa dei danni cerebrali conseguenti a ictus, incidenti o malattie degenerative, alla valutazione delle malattie psichiatriche o dei disturbi psicologici, fino alla creazione di macchine della verità ultrapotenti nei processi penali.
Alcune voci mettono in guardia sui possibili risvolti lesivi della libertà personale, se queste tecniche venissero utilizzate in modo spregiudicato.
Per molti di noi, semplicemente, evocano le storie di indovini, di veggenti e telepati di cui eravamo appassionati da ragazzini. Non è la prima volta, del resto, che la scienza incrocia sul suo cammino quella solo fino a poco prima era stata considerata magia.
Marta Baiocchi
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