Mediterranea

VIVERE NEL SELVAGGIO


Le scelte estreme, per chi ha il coraggio di metterle in atto, sono sfide che possono condurre a conseguenze altrettanto estreme. Il mettersi in gioco spingendosi oltre comporta dei rischi che vanno al di là del consapevole e, spesso, essere incauti o sentirsi padroni dell’universo frena ogni controllo. L’audacia, l’osare oltre il lecito può portare peraltro ad una fine tanto inattesa quanto drammatica. La sete di libertà assoluta, la ricerca della verità sono mete che costano care e le risposte alle tante domande esistenziali non sempre si trovano se si ha la presunzione di bastare a se stessi, di stare soli con se stessi. Salvo arrivare alla conclusione che la felicità è un bene, un valore che va condiviso per assaporarne appieno l’essenza. La storia di “Into the wild” di Sean Penn è la storia di una vita, quella del giovane Christopher McCandless, nato nel 1968 e morto nel1992 a soli 24 anni. Tratto dal bestseller di Jon Krakauer  “Nelle terre estreme”, il film, bello nella sua folgorante fotografia, trasforma in immagini visivamente molto efficaci la cronaca di una vita descrivendola in capitoli proprio come in un libro. Fresco di laurea e con un promettente futuro Christopher McCandless (Emile Hirsch) sceglie di abbandonare la sua vita agiata e di partire alla ventura, verso l’ignoto. Rinnega perfino il suo nome di battesimo in favore di un nome preso a caso, Alexander SuperTrump. Il rifiuto della famiglia e della società consumistica e malata per ritrovare se stesso, il desiderio di libertà e la ricerca della verità porteranno Christopher ad attraversare vari luoghi. Dai campi di grano del South Dakota a un viaggio avventuroso e “controcorrente” lungo il fiume Colorado, passando per la comune alternativa di Slab City, in California per arrivare infine nelle terre selvagge del grande Nord. Tutto quello che ha visto, imparato e vissuto con il sogno mai sopito di approdare in Alaska condurranno purtroppo Christopher verso un epilogo imprevisto e tragico. La firma di Sean Penn è marcatamente personale, nel film c’è tutta l’anima di questo attore-regista straordinario: le sue problematiche, le sue inquietudini, le sue complessità. È come se Penn avesse plasmato a sua immagine il pur bravo Emile Hirsch (attore già applaudito in “Alpha Dog”) che ovviamente per ragioni di età era più consono al personaggio. In Hirsch c’è proprio lo stampo di Sean Penn; le rabbie, i conflitti, le introspezioni portate sullo schermo da Sean diventano le sue rabbie e i suoi conflitti. Hirsch è perfetto: ribelle e primitivo, spavaldo e timido, pieno di vita ed emaciato, il figlio esuberante della natura selvaggia e non sempre benigna. Il film, profondo e ricco di riflessioni, presenta atmosfere di ampio respiro e di assoluta bellezza. Le immagini evocano una libertà sconfinata e accendono il desiderio di attraversare “universi” sconosciuti e di immergersi nell’immensità di quel mondo selvaggio. Peccato che non abbia vinto l’Oscar.

Ester Carbone

Titolo originale
Into the wild
Nazione
USA 2007
Genere
Drammatico
Durata
148 min.
Regia
Sean Penn
Cast
Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone

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