Belli e Roma - Tra Carnevale e Quaresima
Emerico Giachery, col suo saggio su Giuseppe Gioacchino Belli, guida il lettore ad una analisi più consapevole del celebre “Commedione”. Belli si legge perché è divertente, perché ci rivela usi e costumi della Roma papale e, soprattutto, perché ci offre un affresco del popolo romano. Ma, oltre e al di là di tutto questo, Belli è anche maestro insuperabile nell’articolazione della struttura poetica del sonetto. Prendendo in considerazione alcuni significativi sonetti, in cui si parla dei piaceri della tavola e dei temi del Carnevale e della Quaresima, Giachery ne analizza i termini specifici, i rimandi ad altri autori, i legami con i proverbi e i doppi sensi nascosti. In tal modo ci invita da un lato ad una lettura più approfondita, dall’altro ci rivela l’ampio bagaglio culturale sotteso al lavoro belliano. Una particolare attenzione è riservata alla forma dialogica, tanto cara al Belli, che assume, in molti sonetti, un vero e proprio carattere “polifonico” . Vengono evidenziati dialoghi vivacissimi, vere e proprie scenette quotidiane, come: “Ebbè? Cquanno te sbrighi? - A ffà cche ccosa? - / A sposamme. – A sposatte?! – Si, a sposamme.” Ricca è la bibliografia ed accurato è l’indice. Emerico Giachery, ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Roma, è autore di numerosi saggi, tra i quali spiccano quelli su Verga, Pascoli, D’Annunzio, Ungaretti e Montale.
Ruggero Signoretti
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