Mediterranea

IL SUO “PARADISO PERDUTO”

Gordon Cheung, origine sud—est asiatica, londinese di nascita, alla galleria UnoSuNove, allestisce un racconto, deliri visivi e cromatici, che si rifà alle iconografie originali di John Martin che illustrò per primo il “Paradiso perduto” di John Milton: poema sublime e tragicamente perverso che riconsidera la caduta di Colui che era “portatore di luce”, Lucifero. Il destino del Diavolo è in fondo assecondare e portare a compimento il “Gran Gioco”, alla fine dei tempi Lucifero condurrà l’umanità cosmicamente intesa, tutto e tutti, al grande Ritorno, al divino ricongiungimento. Milton per primo, col genio del poeta, intuì il compito che il Nemico, l’Avversario di Dio, avrebbe portato a termine attraverso vie contorte e interminabili: ricondurre tutto al Principio, alla nuce iniziale, al “Big Bang” di Amore divino che come un fiume immenso si diluì nel mondo e in tutti i mondi possibili. Lucifero conduce, attraverso la prova del Male, attraverso l’amaro fiele del dolore e del peccato, l’Uomo alla sua inevitabile redenzione. Impossibile qui commentare tutto Milton e il “Miltonismo” susseguente che, da Blake, Byron e tutto il Titanismo romantico a venire, avrebbe condotto fino ad oggi l’eterna fascinazione, la terribile predestinazione del Male e delle sue sublimi conseguenze.
Gordon Cheung, rivisitando le litografie di Martin, usando il crudo colore, lo spray, le lucide superfici—gel, l’acrilico e quant’altro, si riconnette all’immaginario romantico del “Paradiso perduto” nella sequenza, cromaticamente vivida da alba primordiale, per resuscitare la carne e il sangue dell’esistere primigenio. L’Essere prima del Divenire, quando tutto doveva accadere e tutto era già accaduto, e già il Demonio, cieco nell’orrore della sua Caduta, iniziava l’infinito percorso che, diviso da Dio, percorrendo tutto l’Universo, a Dio un giorno dovrà ricondurre. Troppa filosofia o troppa lirica? Quello che il Titano della Sistina compì, o quello che William Blake bestemmiando intuì, nella muta confidenza di una galleria d’arte contemporanea, Cheung di nuovo azzarda: rincorrere il sublime ma, attenzione! In sottofondo, ovunque occhieggia il calvinista Dio—Denaro, i titoli di Borsa lastricano sottotraccia i suoi dipinti come diaboliche, necessarie contaminazioni.

Luigi M. Bruno

Roma
Galleria 1/9 unosunove arte contemporanea

GORDON CHEUNG
“God is on Our Side”
Dal 26 settembre al 10 novembre 2007
Tel. 06/97613696
www.unosunove.com


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