Avevano la stessa faccia di quelli che tagliarono il grande cedro due strade più in là
armeggiavano affacciati alla recinzione per tutta la lunghezza coperta da gelsomini
rigogliosi, di quelli che passi e respirando senza volerlo sorridi
che diavolo faranno ho pensato, che possono fare qui e poi che fastidio possono dare
questi aerei ciuffi profumati. Avevano un’aria colpevole però da ladri. Guardando tra
le sbarre oggi ho capito: (le belle piante generose morivano prive di radici appoggiate
a lato di vasi di plastica nuovi vuoti di terra) temevano la rabbia di chi passando non avrebbe più sorriso. E li hanno lasciati lì, morissero più lentamente ma senza sguardi
piccole lance di lucido verde oscuro minuscoli biancori delicati tronchi sottili passeri disorientati qualcuno francamente incazzato
avevano infradito di plastica leggera i ragazzi dalla pelle d’oliva, abiti verde caki
troppo pesanti sotto i caschi, aveva ciabattine incrociate il fotografo steso a terra
la Birmania ha un clima molto caldo a fine settembre, i monaci sono d’arancio e
rosso sangue
Uomini, non sappiamo più meritarlo il profumo dei gelsomini
Marcella Corsi
(29 settembre 2007) |