Il morbo di haggard
Quanto dolore in questo romanzo. Quanto dolore quando l'amore finisce, è perduto per sempre e non si riesce a farsene una ragione, a sopravvivere.
Haggard è un giovane medico la cui vita sembra scorrere su binari tranquilli. Forse non diventerà un chirurgo come sperava, non ne ha le caratteristiche, troppo esitante e indeciso e timoroso di far male. Ma diventerà sicuramente un buon dottore, comprensivo e pronto ad ascoltare i suoi pazienti. Gli capita però di innamorarsi della moglie del suo primario, Fanny Vaughan , bella e insoddisfatta. Quando il marito scopre l'adulterio, li allontana, e lei sceglie la tranquillità di una vita serena (forse) accanto ad un uomo famoso e ricco all'alternativa di uno scandalo e di una fuga con un medico alle prime armi probabilmente neppure così convinto del suo amore per lei.
Storia semplice al limite del banale certo, se Haggard dimenticasse, riuscisse a guarire, ad amare di nuovo, ma lui non dimentica, e il fatto che lei muoia nel frattempo peggiora le cose, lo spinge a mitizzarla, a crearsi un fantasma che lo perseguita con ricordi e rimpianti. L'amore ormai irraggiungibile diventa un'ossessione che inghiotte ogni cosa, come uno spaventoso buco nero. Haggard sopravvive, tira avanti, privato con l'amore della sua stessa forza vitale.
Esistono persone così, che amano con una tale forza e intensità da non lasciare niente per il resto, e quando sono private dell'oggetto della loro passione si spengono e rimangono grigi simulacri di se stessi, e McGrath sa descrivere molto bene cosa capita a chi ama troppo, dimostrandocelo con "Follia" e "Spider".
Haggard è però originale nel modo che trova ad un certo punto per uscire da questa situazione di coma vigile, quando il figlio di lei, James, va a trovarlo per sapere qualcosa di più di quest'uomo che ha tanto inciso sulla sua vita familiare e sulla sua (mancata) serenità.
Haggard comincia a raccontargli la storia di questa passione totale, e mentre racconta lo guarda, lo scruta, nota la netta somiglianza fra madre e ragazzo, si illude che lei tramite il figlio voglia tornare dal suo amante, arrivando ad immaginare che il ragazzo sia affetto dal morbo del titolo, uno squilibrio ormonale che provocherebbe nel corpo di James una sempre più marcata atrofizzazione degli attributi maschili facendolo diventare sempre più femminile.
Un amore restituito dunque, se non fosse che James non è affatto daccordo, che McGrath non ama il lieti fine e siamo in piena seconda guerra mondiale...
Nel racconto si fondono mirabilmente il tema del doppio e dell’androginia, di eros e thanatos, di una sessualità contorta e di una psiche malata d’amore e Il morobo di Haggard è un romanzo di grande suggestione, che riesce a creare un’atmosfera di sottile angoscia e paura di fronte a questo troppo amore. Inquietante.
Sonia Conversi |