LA REGINA DELLE BATTAGLIE
Così era definita la Fanteria negli antichi eserciti ed anche attualmente, in pieno progresso tecnologico con missili, aerei supersonici, missili, bombe intelligenti, è sempre il fante che deve conquistare e mantenere il territorio, Iraq e Afghanistan insegnano. Come tutte le regine la Fanteria Italiana ha una sua reggia, si trova a Roma, vicino alla basilica di Santa Croce in Gerusalemme, e si presenta come Museo Storico. Agli inizi del ‘900 in un’area di rilevante interesse archeologico fu costruita una caserma articolata su vari edifici come sede del 2 Reggimento Granatieri di Sardegna; il complesso verso la fine della II Guerra Mondiale fu danneggiato, saccheggiato, occupato da sfollati e rimase fino agli anni ‘70 allo stato di rudere abbandonato. L’unico edificio in funzione era una palestra in cui l’ANPDI teneva i corsi per paracadutisti civili e dove sembra si riunisse, nel 1970, un gruppo di congiurati aderenti al farsesco “golpe Borghese”. Poi l’inizio della rinascita, sin dall’inizio degli anni ‘50 nell’antica Palazzina Comando dei Granatieri fu costituito il Museo Storico della Fanteria riunendo cimeli e materiali sino ad allora dispersi in caserme e magazzini, un edifico molto danneggiato fu demolito e parte del complesso militare affidato al Ministero per i Beni e le Attività Culturali che in una palazzina hanno istallato il Museo degli Strumenti Musicali e stanno restaurando il terzo edificio rimasto. Sono anche previste possibili indagine archeologiche nel sito che ospitò nel Tardo Impero il Palazzo Sessoriano, su parte del quale è costruita la basilica, a cui appartengono i cospicui resti dell’Anfiteatro Castrense e del Circo Variano.
Il Museo della Fanteria raccoglie un gran numero di cimeli appartenenti a tutte le specialità dell’Arma: Bersaglieri, Alpini, Fanteria di Linea, Paracadutisti, Lagunari, Fanteria Carrista, e attraverso loro passa davanti agli occhi del visitatore l’intera storia della Fanteria, dell’Esercito, dell’Italia. Al piano terreno si susseguono sale disposte in ordine cronologico partendo dalle legioni dell’antica Roma con un grande plastico della battaglia di Zama per passare a quella di Waterloo e alle varie vicende del Risorgimento. Fucili con lunghe baionette, pistole ad avancarica, sciabole, uniformi, decorazioni, accompagnano il visitatore nelle Guerre d’Indipendenza fino alla costituzione del Regio Esercito Italiano, il 4 maggio 1861, e poi alla presa di Roma, all’età umbertina, alle imprese coloniali con dovizia di armi esotiche e di manichini con uniformi d’epoca. Al primo piano si trovano le sale con le guerre del XX secolo con particolare abbondanza di materiali esposti relativi alla I Guerra Mondiale, altri riguardano la Guerra d’Etiopia e quella di Spagna ed infine la II Guerra Mondiale con il calvario dei fanti in Grecia, Africa e Russia.
Al centro dell’edificio il Sacrario con le lapidi che ricordano il gran numero di Fanti caduti per l’Italia; colpisce in particolare l’elevatissimo numeri dei morti di fanteria nella Grande Guerra, circa l’80 per cento delle perdite italiane complessive, di gran lunga superiore alle percentuali di caduti nelle altre guerre. In tutte le sale una profusione di armi, uniformi, documenti, manichini ed in una vecchie e stinte bandiere di reparti disciolti, dalle pareti occhieggiano ritratti di baffuti colonnelli sabaudi e foto, dai volti sorridenti e spavaldi, di giovani caduti nell’ultima guerra. Scarsa la documentazione sulla Guerra di Liberazione e poi nulla dagli anni ‘60 in poi. Come molti musei militari anche quello della Fanteria soffre di una certa disomogeneità, il numero degli oggetti esposti varia a secondo delle epoche e delle mode, ci sono periodi in cui i reperti sono affluiti anche troppo numerosi ed altri in cui sono praticamente assenti, molti oggetti provengono da lasciti e donazioni di fanti o di loro discendenti e spesso rispecchiano più gli interessi affettivi dei singoli che criteri di razionale conoscenza; inoltre i locali sono abbastanza saturi con scarse possibilità di ampliamento sino ai nostri giorni. Comunque sia pure con questi limiti il museo è una preziosa ed interessante testimonianza di un secolo e mezzo di storia dell’Italia ed un ricordo imperituro dei tanti Fanti, circa settecentomila, che, tenendo fede al loro giuramento, hanno perso la vita dai lontani giorni di Goito e Custoza alle ultime dolorose perdite in Somalia, Iraq, Afghanistan.
Roberto Filippi |