CHI HA DENTI NON HA PANE
L’anoressia e le sue conseguenze devastanti sono purtroppo cronaca di ogni giorno. Ma cosa avviene in una casa di cura dove sono internate insieme ragazze anoressiche e ragazze bulimiche, ovvero chi vomita un grissino e chi è capace di svuotare un frigorifero? Lo racconta Paola Balzarro, scrittrice e giornalista, già autrice de L’acqua del tempo giusto (1994), la quale ha evidentemente trascorso qualche mesetto in questo ameno luogo di cura sulle Alpi, sorta di parodia del sanatorio de La montagna incantata di Thomas Mann e troppo ben descritto per essere stato solo immaginato. In direzione evidentemente non sapevano chi si erano portati in casa: la vita quotidiana del nosocomio non vien descritta ma scarnificata, con un curioso accento sulla burocrazia quotidiana della reclusione, nello stile della Lista di Schindler. Ma il piatto forte (!) non sono solo le regole sanitarie e le procedure terapeutiche (lavori “creativi” e attività di gruppo comprese), ma piuttosto l’interazione tra chi è sovrappeso (come la protagonista) e chi invece nemmeno si regge in piedi (una di loro, la Ballerina, morirà). E qui si dipana una bella galleria di personaggi: la dodicenne, Giulia la falsa, la pestifera e trasgressiva “Sue Ellen”, Camilla e il suo amante segreto (un infermiere della clinica) e persino un transessuale infelice, più altre adolescenti, tutte sorelle nei loro disturbi alimentari. La protagonista essendo trentenne, finisce per diventare la madre adottiva di tutte queste ragazzine che cercano l’Assoluto o – al contrario – trasgrediscono e compensano in eccesso. Anche la protagonista ha una ricaduta: la sua felliniana abbuffata di cornetti e la “sparizione” di un intero panettone sono pezzi d’antologia. Alla fine, dopo mesi in cui tutto viene annotato – diete, attività, peccatucci - chi migliora viene parzialmente dimesso e affidato al day hospital. Ed è così che anche la nostra amica torna alla vita normale, cioè responsabile, convivendo per qualche tempo in un appartamento esterno alla clinica, insieme alle sue ex-sorelle di pena. In appendice, alcuni documenti ora commoventi, ora esilaranti per la loro burocratica serietà. Infine, una mia nota personale: in vita mia ho avuto relazione con due ragazze anoressiche, la figlia viziata di un armatore svedese (37 kg.) e un’archeologa e danzatrice toscana (42 kg.). In più, ho tenuto un breve scambio di mail con una ragazza che doveva entrare in clinica e aveva una brutta storia familiare alle spalle. La prima si è sposata e ha persino due figli, la seconda ha divorziato dopo sei mesi e della terza non ho saputo più nulla. Non mi sorprenderei troppo nel sapere che le ultime due sono tra le ragazze descritte nel libro.
Marco Pasquali
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