Una storia sbagliata

La legge non è uguale per tutti, specialmente a Ciudad Juarez, avamposto al confine fra Messico e Stati Uniti. Qui è entrato in vigore il BAFTA, un trattato stipulato fra i due paesi per limitare l'imigrazione esportando il lavoro, un'ottima idea sulla carta, una tragedia dello sfruttamento dei lavoratori nella realtà. In quello che il regista definisce l'unico luogo al mondo in cui Primo e Terzo Mondo confinano, centinaia di giovani donne sono impiegate come bassa manovalanza nelle catene di montaggio delle "maquiladoras", fabbriche in cui si si assemblano apparecchiature elettroniche destinate al mercato americano. Prive di qualsiasi tutela lavorativa e personale le operaie delle maquiladoras sono carne da cannone in balia di una ferocia inaudita e taciuta, ignobilmente, dalle stesse autorità locali. Dal 1993 sono più di 400 le vittime accertate di sparizioni (leggi stupro, omicidio e abbandono del corpo in fosse improvvisate), ma le stime di Amnesty International parlano di migliaia di vittime.
Gregory Nava torna a denunciare le sopraffazioni e gli sfruttamenti del popolo messicano, ci sono voluti ben sette anni per portare sulla ribalta del grande schermo l'orrore di Juarez, ua vicenda impunita che grida giustizia e della quale difficilmente si avrebbe avuto notizia se non fosse stato per l'ostinazione del regista.
A sostenere la causa del regista, nella doppia veste di produttrice ed interprete, c'è la portoricana Jennifer Lopez, che con Nava già fece il suo esordio in "Mi Familia", al suo fianco Antonio Banderas, icona cinematografica del mondo latino.
E' probabile che senza la Lopez e Banderas questo film non sarebbe mai uscito in sala, per cui si finisce per perdonare questo tributo allo star system che impone una attrice mediocre (fn troppo facile criticare la mise impeccabile della Lopez in qualsiasi situazione) e un attore appannato che non ingrana nella parte. Sono difetti che passano in secondo piano rispetto al disgusto per l'indifferenza con cui -aimè tutti - tiriamo a campare...basta che non ci tolgano il televisore e la partita.

Dante Picca

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