beside you in time
Come diceva Oscar Wilde "'l'arte è la sola cosa seria al mondo. E l'artista è la sola persona che non è mai seria". Parole sante.
Mai summa trovò migliore incarnazione che nei Ninch Inch Nails, alias Michael Trent Reznor. Umorale, bisbetico e irrimediabilmente egocentrico giura ciclicamente di aver superato il momento peggiore della sua vita e di essere pienamento soddisfatto della fase in corso, in base a questi cicli hegheliani realizza - o meglio partorisce - lavori che modestamente chiama "halos" (aureole). Tutti portano lo stesso marchio che in qualche modo segna la maledizione dell'autore: la morsa dell'insodisfazione ed una tensione quasi mistica per un'ideale di perfezione irragiungibile.
A quarant'anni suonati il nostro si è dato una sforbiciata alla chioma corvina, si è tramutato - fisicamente - in un clone di Danzig, ha congedato la band storica (con uno strascico di polemiche che ha segnato vertici toccati solo da Picasso con le ex compagne) e si è scoperto neo resistente al sistema, sdoganando su MTV la keifa ed aprendo una marea di siti web innocuamente criptici. Infine, poichè il tempo è denaro, ha deciso di quantificare il suo vendendo i gloriosi Nothing Studios, la dimora di New Orleans ed istituendo un gotha online dal minaccioso nome, "The Spiral".
"Beside you in time" fotografa il tour che ha accompagnato l'uscita di "With teeth", un lavoro che sta ai NIN come "The head on the door" sta ai Cure, e che sicuramente avrà fatto storcere il naso ai puristi, ma se c'è una cosa sulla quale non si possono muovere critiche a Reznor questa è la sua capacità di mettere in piedi dei live eccezionali. Non ha il "phisic du role", non è particolarmente bello, ma mettetelo su un palco e diventa un gigante, il brutto anatroccolo messo sotto i riflettori si trasforma in cigno. Reznor non interpreta i suoi brani .... è i suoi brani con una partecipazione di totale e viscerale devozione. Come Mina potrebbe cantare le Pagine Gialle, Reznor potrebbe far ribolllire di pathos "La vecchia fattoria". Ad una produzione asettica e poco originale, rimedia lui con una fisicità febbrile che incensa le sorti di brani che in mano ad altri sarebbe già caduti nel dimenticatoio, come "March of the pigs" che se non fosse per la rabbia disperante che ci mette potrebbe tranquillamente passare per un diverbio fra Paolino Paperino e Anacleto Mitraglia. Bellissime anche alcune scelte scenografiche, su tutte l'assalto dei babbuini proiettato alle spalle della band e l'esplosione della parete in tessere argentee. C'è da dire che la resa sonora non è all'altezza del precedente "And All That Could Have Been, che di contro è stato filmato con videocamere poco più che amatoriali - e si vede.
A far da spalla a Reznor troviamo Josh Freese, probabilmente il miglior drummer in circolazione; Jeordie White, che di Twiggy ha perso il cerone ma non il vizio e a parte qualche stage diving e la rituale distruzione degli strumenti non si spreca un gran chè; lo svolazzante - letteralmente - Aaron North che rimpiazza - male - Finck alla chitarra ed il nostrano Alessandro Cortini, chiamato al compito - non banale - di sostituire il poliedrico Charlie Clouser.
I NIN sono una band da vedere rigorosamente dal vivo, "Beside
you" conferma la loro - cioè la sua - natura
di performer nato a cui è indispensabile il rapporto
con il pubblico. Discontinuo come song writer e spesso troppo
stratificato sotto produzioni eccessivamente pretenziose
(sempre rigorosamente sue), Reznor dovrebbe imparare a farsi
aiutare invece di incaponirsi a far tutto da solo, non ha
più bisogno di sforzarsi di dimostrare al mondo di
essere un artista: è assodato che lo è.
CP
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