Moldova arte ieri oggi
Si è da poco conclusa alla Galleria L’Agostiniana di Piazza del Popolo a Roma una interessante esposizione organizzata con lo scopo di far conoscere ed avvicinare il pubblico europeo alla realtà artistica della Moldova, piccolo Stato fra la Romania e l’Ucraina, che dal 1991 si è staccato dall’Unione Sovietica.
Moldova dunque, come nella lingua locale, più che Moldavia, simile alla versione russa, è il nome che gli stessi moldovi preferiscono e tendono ad usare e diffondere, scelta rivelatrice dei conflittuali rapporti con l’onnipresente gigante Russia, come emblematiche di questo rapporto sono anche le opere dei pittori che espongono in questa mostra: Igor Vieru e Svetlana Ostapovici.
Igor Vieru, considerato il massimo esponente della pittura moldova del '900, con i suoi grandi olii si colloca pienamente nella corrente naturalista ed impressionista francese dell’Ottocento. Pur essendo scomparso soltanto nel 1988, i suoi quadri sembrano usciti da una realtà decisamente precedente, come se le correnti artistiche del XX secolo né tanto meno contemporanee, rivelando un isolamento intellettuale e un ripiegamento sul proprio mondo semplice e naif, ispirato alla campagna, i cui grandi ritratti femminili mi hanno ricordato Matisse.
Se Vieru sembra più figlio dell’Ottocento, (di ben due secoli fa dunque…) ben diversa è l’arte di Svetlana Ostapovici, che vive a Roma dal ’99, ed è decisamente figlia di questi tempi, intrisa delle correnti intellettuali contemporanee, pur esprimendosi in modo originale e raffinato con una tecnica che è completamente nuova nell'ambito dell'espressione figurata contemporanea: il mosaico. Mosaico che non è un recupero di espressioni del passato, ma una tecnica piegata a nuove e più personali esigenze: la Ostapovici non usa tasselli tagliati geometricamente, ma schegge taglienti che appaiono a chi guarda come impulsive pennellate, che tracciano immagini vitali e forti.
Due artisti dunque, profondamente diversi ma uniti da accordi preziosi di colori tenui, da una luce tersa e pulita, da una sincerità e uno sforzo espressivo non comuni simbolo di due Moldove, quella di ieri, da cui nasce la Repubblica di oggi, che si affaccia ora appieno sull’orizzonte artistico del XXI secolo allargando i confini della cultura europea come li abbiamo concepiti fino ad ora.
Sonia Conversi
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