Eravamo convinti che
la comunità cinese non comprendeva gli usi e i
costumi del luogo dove avevano deciso di vivere e aveva
difficoltà nel parlare italiano. Chiusi nella loro
comunità, lavoravano silenziosamente senza dare
confidenza agli altri e, soprattutto, evitava possibili
situazioni di conflittualità con le autorità
per continuare a non farsi notare.
Errore. Sanno parlare italiano e conoscono come vanno
le cose in Italia e i fatti di Milano ne sono una dimostrazione.
Nelle città del meridione sono numerosi gli esempi
di cittadini che insorgono contro le forze dell’ordine,
sia per un arresto ritenuto ingiusto o per un sequestro
di un motorino guidato senza casco perché si mortifica
la creatività napoletana nel riuscire ha trasportare,
su due ruote, un’intera famiglia – padre,
madre e due figli –.
I cinesi hanno anche compreso l’importanza del commercio
all’ingrosso che fornisce non solo la merce ai loro
connazionali, ma anche ad altri ambulanti. Un’attività,
quella del commercio all’ingrosso, che comporta,
se non si rispettano gli orari di scarico e carico delle
merci, disagio agli abitanti, se ad ogni ora automezzi
di varia capacità ingombrano le strade del quartiere.
La rivolta milanese, per una multa dovuta, non è
scoppiata all’improvviso. Il malumore tra la comunità
cinese e gli ormai esigui indigeni italiani era palpabile,
le multe alle numerose trasgressioni era il solo strumento
per offrire a tutti la stessa possibilità di vivibilità
in un quartiere che vede scomparire uno dopo l’altro
le imprese italiane per dare spazio a quelle cinesi, ma
è colpa dei cinesi che comprano o degli italiani
che vendono? Si potrebbe indagare da dove arrivano tanti
soldi, ma di certo non si può discriminare un compratore
rispetto ad un altro.
Inalberano la bandiera rossa di Mao in nome del libero
mercato senza regole, forse è il riflesso della
Cina d’oggi o è solo assurdo sentire le autorità
cinesi inneggiare ai Diritti Umani.
Le tensioni alla Chianatown milanese non troveranno una
conclusione se le regole non sono rispettate da tutti.
Come può un sindaco pretendere che la legge venga
rispettata da una comunità se gli stessi italiani
si ribellano all’autorevolezza di chi, a scuola
o per le strade, è preposto a farle rispettare?
Definire il rispetto delle regole, prima della Moratti,
aveva provato il sindaco Cofferati a Bologna, ma ci si
scontra con il sempre più diffuso senso di privato.
Le statistiche evidenziano come Roma sia più sicura
di Milano e Napoli e l’Esquilino è un esempio
d’integrazione, con una forte presenza cinese dedita
al commercio anche all’ingrosso.
Non è tutto rose e fiori.
Sotto la cenere, nella Roma multiculturale, cova il fuoco
della conflittualità ed ecco che alcuni vigili
urbani, intenti a rilevare infrazioni, vengono presi a
sassate e al Testaccio popolare un gay viene pestato.
Due diversi episodi organizzati o esplosi in un eccesso
d’incomprensione che dovrebbero mettere in guardia.
Si era mai sentito che degli alunni umiliassero i docenti
e che i genitori prendessero veementemente la parte dei
dolci frugoletti?
Un libro come quello di Marida Lombardo Pijola può
chiarire alcuni lati della realtà adolescenziale
odierna, dove risalta la mancanza nella gioventù
della capacità di distinguere il bene dal male
e gli unici modelli sono i messaggi allusivi della televisione,
conducendo questi bambini senza esempi positivi, alla
futile ambizione di essere delle cubiste o dei protagonisti
di realtà costruite, con dei genitori assenti che
ignorano quale torbido mondo di lolite e bulli si sta
costruendo intorno ai loro figli.
Sono i politici ad essere i primi nel dare un cattivo
esempio in parole e azioni – non solo nel consigliare
di non pagare le tasse o di infrangere la legge in casi
opportuni, ma nel ritenere onesto continuare, nonostante
essere stati eletti per adempiere a dei doveri istituzionali,
nella loro attività lavorativa –, d’altronde
“così fan tutti”, sono situazioni che
non facilitano la crescita del senso civile nel cittadino.
Siamo interessati ad emulare il comportamento scorretto,
senza riflettere. Non può essere un gran sacrificio
comportarsi bene.
Non vi è bisogno di ricordare l’insegnamento
cristiano o ebraico, islamico o induista, buddista o scintoista,
ma usare il buon senso e scoprire che non serve inveire
contro il prossimo, se non altro per mettere a dura prova
la propria salute, per proprie deficienze.
Gridare in queste città inquinate non comporta
solo l’irritazione della propria gola o l’apparato
uditivo altrui, oltre al pericoloso innalzamento della
pressione con le dovute ripercussioni cardiache, ma la
veloce l’immissione di maggiore quantità
di ossigeno, non permettendo una minima filtrazione delle
innumerevoli polveri, attraverso l’utilizzo della
respirazione nasale, prima di giungere ai polmoni.
Omicidi senza movente e senza prove, in cerca di un colpevole
che viene processato dai mezzi d’informazione.
Strumenti di vigilanza che non prevengono esplosioni di
violenza in una stazione della metropolitana “brandendo
l’ombrello come una spada”, ma che identificano
gli autori.
Un futuro senza acqua, con scarse speranze energetiche,
per un crescente riscaldamento della terra e degli animi,
dove non si prende in considerazione il buono che ha il
prossimo, ma solo il suo lato oscuro, potrebbe essere
la realizzazione di tutti i sogni dei commercianti d’armi
e di medicinali inutili, di spregiudicati affaristi della
politica, di commessi viaggiatori della spiritualità
e di struzzi che tengono ben nascosta la testa sotto la
sabbia.
Mentre si mette in discussione la libertà d’opinione,
condannando per “diffamazione aggravata a mezzo
stampa” l’accademico Stefano Allievi per libro
giudicato diffamatorie dal querelante Adel Smith –
per approfondire http://www.dominiopubblico.it/ -, e l’equilibrio
della Terra è in pericolo, la preoccupazione centrale
dei tecnici della Nasa è come affrontare un viaggio
di anni verso Marte con un equipaggio che potrebbe ammalarsi
o, magari, voler fare di sesso. Forse il problema potrebbe
essere i veicoli e i materiali.
Ma non hanno mai visto Star Trek?
Se non hanno le tecnologie o la capacità di progettare
e realizzare mezzi sicuri per i viaggi spaziali, evitando
di inquinare altri mondi, potranno rendersi utili nel
ripensare il trasporto sulla Terra.
g.l.