ANNI
‘60: TUTTI AL MARE’
Languisce l’ennesima estate (dicono l’estate
più calda del secolo!) e tra maxisudate tropicali
(incominciano a sguazzare coccodrilli e piranhas tra i nostri
bollenti mari) e ormai proibitivi livelli d’inquinamento,
nostalgicamente riandiamo ad altre estati meno da “ultima
spiaggia”, cialtrone ma umane, calde ma non ustionanti,
dove tutti eravamo lo stesso desiderio:
senofontiana, epica anabasi da “tutti al mare!”
Ricordate gli esodi in massa? Le città abbandonate?
Estati dei cari, vecchi, rivisitatissimi anni ‘60.
Tutti con l’eroica utilitarietta, con quattro soldi
e tanta voglia di divertirsi. Chissà perché,
se si pensa ai film di quegli anni vien fuori dal cassetto
sempre un’aria di ombrelloni e di sabbia, di amori
sudati e di cambiali “a nuoto”? Tutta l’Italia
vivace ed arruffona, casinara ed assetata di successo di
allora trovava in spiaggia, l’estate, il “topos”
preferito, il luogo ideale dove poeti e ladri, puttane e
duchesse, “cummenda” e poveracci si incontravano
e umanamente si confrontavano. Da La voglia matta al Sorpasso
a La conoscevo bene a L’Ombrellone a I Mostri (pochissimi
titoli affioranti dal mare magnum di tanti film “balneari”),
chissà perché gli scamiciati anni ‘60
ci sorprendono sempre con una zaffata di iodio e di abbronzante
al cocco, la sabbia nelle scarpe ed una canzoncina (Mina?
Rita Pavone?) per un amore perduto. Sono troppo sentimentale?
Ma non erano solo amori perduti; in spiaggia c’eravamo
proprio tutti: nonni e papà, mamme e fidanzate, truffatori
e pederasti, intellettuali e questurini. Tra una cabina
e un “jukebox”, tra Peppino di Capri e Sergio
Endrigo, tra una sdraio e mille lire per la benzina, zampillava
crudele e umanissima la satira tutto sommato affettuosa
e benevola dei nostri Marziale in slip: Risi, Scola, Loy,
Salce, Puccini, Monicelli ecc. Eravamo tutti al mare, buffi
e patetici, spocchiosi o pidocchiosi a spendere i pochi
spiccioli di quel miracoloso “benessere” che
tutti ci promettevano. Eravamo felici? Che domanda! Certo
che lo eravamo! Sopratutto ripensandoci adesso, inteneriti
dall’ inganno di chi guarda a ritroso: Non so se eravamo
felici, e forse nemmeno contenti, tutti noi piccole e piccolissime
com¬parse di una commedia dell’Arte in ciabatte,
a cercare un posticino al sole di Ostia odi Castiglioncello,
a rubare un piccolo amore, o un passaggio in macchina per
ritornare. So che ci siamo voluti bene a rivederci in quell’estate
di tanti anni fa. E così come il critico d’arte
analizza e pone all’attenzione il particolare prezioso
ed emblematico di un dipinto, cercando nella pennellata
la cifra di uno stile, così voglio citarvi un “passaggio”
visivo dal pur citatissimo Sorpasso; una scena dove i protagonisti
tacciono, suona un ‘juke-box”, e sul bel volto
abbronzato di J.L. Trintignant si assommano volti e corpi
concentrati nel ballare la musichetta di turno: vecchi in
pantaloncini e canottiera, angeliche adolescenti, prorompenti
fatalone e occhialuti ragazzini, tutti insieme, una sequenza
di volti, di gesti, occupati a ritmare, a scandire nel ballo
da spiaggia i sogni, le speranze, le paure di una stagione
che ci sorprese tutti al mare, con o senza salvagente.
Luigi M. Bruno
da ORIZZONTI 1998 (Ottobre-Novembre) |