QUESTA
CASA È DA RIFARE
"Se una mattina
ti svegli e non vedi il sole, o sei morto, o sei il sole."
Jim Morrison
Cosa succede quando il padrone decide di ristrutturare un
condominio abitato? Ci siamo passati tutti e sappiamo che
son solo guai, ma qui è diverso: siamo forse a Torino
in una casa fatiscente, di ringhiera, con un cortile invaso
da un bel ciliegio, abitata da una bizzarra umanità:
una paralitico e la sua badante africana, una coppia di
musicisti gay, una ragazzina scappata di casa e hacker per
vocazione, due ex-brigatisti fermi agli anni ’70,
un vecchio partigiano, una signora russa o ucraina sposata
con un ladrone nostrano, un paio di falsari (uno di quadri,
l’altro di banconote), più cani, gatti e volatili
vari, più un reggimento di pulci. Italiani o extracomunitari
non importa. Tutti convivono, ma con regole precise: niente
polizia, porte sempre aperte, cene sociali per discutere
insieme dei problemi. Insomma, la classica solidarietà
che si sviluppa tra marginali, diffidenti per natura ma
pur sempre pronti ad aiutarsi a vicenda. Ora, il geometra
che dirige i lavori ha un’idea secondo lui geniale:
ogni nucleo familiare vivrà a turno nella soffitta
ristrutturata, finché il proprio appartamento non
sarà restaurato. Tutto questo a rotazione per ogni
nucleo. Naturalmente non funziona: a parte che i lavori
sono fatti sempre male e l’acqua del wc finisce nella
vasca da bagno, quella soffitta fa acqua ed è priva
di corrente (presto rubata ai lampioni), e nel profondo
anche gli anarchici si rivelano in realtà abitudinari
e mal si adattano alla precarietà, visto che precari
già sono e hanno trovato un equilibrio proprio in
quella bizzarra, casuale vita di comunità, sorta
di famiglia allargata. Scontenti, si organizzano dunque
per sabotare i lavori – gli operai ne faranno le spese
– e per far fuori il geometra. Ognuno propone un sistema
diverso – il vecchio partigiano conserva la roncola,
l’adolescente Ben s’inventa un complesso trasferimento
di denaro sporco dalle tasche di un padrino a quelle del
geometra, ma alla fine, come in tutti i veri gialli, l’assassino
sarà un altro, anche se parte del gruppo. L’ispettore
di polizia avrà però un bel daffare per ritrovare
il cadavere – fatto sparire dai Cloni, gli amici cinesi
– e a capire non certo il movente, ma la dinamica
dell’omicidio. Ma sia chiaro che queste poche righe
non rendono ragione delle complesse visioni della vita dipanate
ora dal pensionato paralitico, ora dalla ragazzina scappata
di casa, ora dalla signora russa sposata con il ladrone.
Le citazioni vanno da Jim Morrison a Confucio. Anche gli
animali ce la mettono tutta per ribadire la loro identità
e il loro scontento, a cominciare dal gatto guercio della
hacker. Proprio lei alla fine del libro rivedrà con
distacco, lei già grande, la casa ormai in demolizione,
in una scena tra il lirico e un finale da fumetti della
Supereroica.
Marco Pasquali
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