La scomparsa dei fatti
Marco Travaglio, quarantenne, giornalista, due lauree, discusso autore e politologo, non appare a molti come una persona simpatica. In televisione appare sempre sorridente, molto compassato, forse un po’ saccente. C’è chi lo annovera tra le fila dei progressisti e legalitari e chi, invece, tra i reazionari e giustizialisti.
Travaglio non è un individuo semplice da catalogare. Ma forse, il complimento migliore che si possa fare a questo strano giornalista è proprio di essere un individuo.
I libri di Travaglio non sono mai semplici da digerire e questo non fa eccezione. Abituato a supportare le proprie tesi da un notevole lavoro di ricerca, con le proprie opere non cerca consensi unanimi. Sollevando le croste sulle purulenti piaghe della nostra vita politica e sociale, l’autore non si fa scrupolo di portare alla luce il putridume e le sconcezze, senza curarsi se provengano da governi od opposizioni.
In quest’opera, sottotitolata <<Si prega di abolire le notizie per non disturbare le opinioni, Travaglio analizza il proprio ambiente lavorativo e l’operato dei suoi colleghi giornalisti.
Il panorama che ci mostra del mondo dell’informazione è quanto mai desolante.
Clientelismi e marchette di giornalisti, non più degni di fregiarsi di questo titolo, sono quanto mai lampanti e Travaglio le riporta con spietata freddezza, corredandole di citazioni e date.
La scomparsa dei fatti non è solo un titolo ma è la descrizione di come oggi opera il professionista dell’informazione: l’eliminazione dei fatti a favore delle opinioni che, in quanto tali, sono tutte valide ed inoppugnabili.
Un libro per stomaci forti, stufi di informazioni precotte e predigerite.
Ruggero Signoretti |