Mediterranea

CAPPA E SPADA

Alatriste in Italia non significa nulla ma in Spagna è famoso quasi quanto l’inquisizione. A questo capitano di ventura, una specie di antieroe nazionale molto amato in patria, sono dedicati cinque romanzi dello scrittore contemporaneo iberico Arturo Perez Reverte. Il film “Il destino di un guerriero” si ispira proprio a questa saga e il regista A. Diaz Yanes ha il merito di averlo confezionato compiendo un’operazione quasi impossibile: quella di ridurre cinque libri in una trasposizione cinematografica unica. Viggo Mortensen (il Signore degli anelli) veste i panni del capitano e per restituire un’immagine più credibile ha recitato, nella versione originale della pellicola, direttamente in Casigliano. Diego Alatriste è un rude soldato di ventura nella Spagna del XXVII secolo, una specie di coraggioso mercenario al servizio degli intrighi di una corte corrotta. Siamo alla vigilia del crollo dell’immenso impero e, nelle Fiandre, il capitano combatte per difendere le frontiere conquistate. Proprio nel corso di queste battaglie, Diego perde l’amico e compagno d’armi il conte Bilbao che, in punto di morte, gli chiede di accudire suo figlio Inigo e di crescerlo come un guerriero. Alatriste acconsente ma tornato in patria trova l’impero di Filippo IV prossimo al declino e uno scenario fatto solo di miseria e povertà. Lo stesso re in balia di intrighi e corruzioni si lascia guidare dall’immoralità del conte duca Olivares (Javier Camara) appoggiato dalla Santa Inquisizione. Ingaggiato in qualità di mercenario Diego si complica il destino accettando di uccidere due misteriosi personaggi giunti in incognito. Quando però decide di risparmiare le loro vite avrà contro nuovi nemici. Due donne incroceranno la sua strada la famosa attrice favorita dal re Maria de Castro (Adriana Gil) della quale si innamora e la figlia di un perfido segretario del re Angelica de Alquezar (Elena Anaya) amata da Inigo. La difficile missione di Alatriste sarà una lotta senza esclusione di colpi, tra il bene e il male, tra la fedeltà e l’ipocrisia. “Il destino di un guerriero” è il film più ambizioso e costoso della storia del cinema spagnolo: cast internazionale, scene d’azione perfettamente costruite e splendidi costumi. Di grande impatto visivo è stato girato quasi totalmente in Andalusia. Ma la preziosità delle scenografie e la fotografia ispirata ai quadri di Velazquez con un cromatismo fatto di luci e ombre non bastano a salvare il film che per la sua lunghezza comporta qualche inevitabile sbadiglio. Troppe storie insieme, troppo complicato, troppa confusione, purtroppo Diaz Yanes non convince.

Ester Carbone


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