ieri
"Ieri" più che un libro è un macigno. Fa male, dall'inizio alla fine. E' doloroso come una ferita aperta. Perchè tutti in un modo o in un altro possiamo sentirci come il protagonista, nella consapevolezza di tirare avanti compiendo ogni giorno gli stessi gesti vuoti e inutili, senza sapere come reagire, cosa cercare per riscattarci, dare un senso alla nostra vita. Poi questo qualcosa arriva, ci assale, ci cattura, ci eleva, ci migliora, ed è quasi sempre l'amore.
Un amore che al protagonista viene dato, dopo averlo atteso tutta la vita, e poi tolto. Perchè nonostante viviamo nel presente, il passato e il futuro ci condizionano inesorabilmente, e Agota Kristof racconta tutto questo con uno sguardo limpido e assente, senza un commento, senza una sbavatura. Non guida il lettore, gli mostra soltanto ciò che accade, con una scrittura che proprio perchè dettagliata e senza fronzoli risulta visionaria e straniante, perfetta per farci percepire ciò che il protagonista prova, il raggiungimento di un amore che riscatta, che ci ridona intatte tutte le nostre potenzialità e che quando sparisce ci riaffonda nella monotonia e nella rassegnazione.
Sandor, di giorno operaio, di notte scrittore, alla fine del breve romanzo non muore tragicamente, non si sacrifica eroicamente: si sposa, fa figli, e non scrive più.
Sonia
Conversi
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Trama |
Tobias Horvath è un emigrato, ogni suo giorno scorre nella quotidiana lentezza dell'abitudine e della ripetizione di gesti vuoti. Ha trascorso l'infanzia nella miseria, all'ombra della madre che era la ladra, la mendicante, la prostituta del paese. Quando, tra i molti che vedeva entrare e uscire di casa, ha scoperto chi era suo padre, Tobias ha preso un lungo coltello e glielo ha affondato nella schiena. Poi è scappato. Ma non si sfugge al proprio passato… |