Le pecore e il pastore
Decisamente anomala, quest’opera di Camilleri potrebbe spiazzare i più. Abituati a leggere romanzi gialli sul suo principale protagonista, il commissario Montalbano, o affreschi storici sulla Sicilia fascista o prefascista, questo libro si presenta come una via di mezzo tra un saggio ed un divertissement.
Tratti in inganno dalla presentazione, che come in tutti i Sellerio della collana “La Memoria” si trova nella piegatura della copertina, che lo denota come giallo storico, da subito il lettore si ritrova catapultato nella ricerca di luoghi e personaggi di un piccolo e misconosciuto avvenimento di cronaca del luglio del 1945, ovvero il tentato omicidio di Giovanni Battista Peruzzo, vescovo di Agrigento, inviso tanto al regime fascista quanto dai comunisti ma amato dai contadini per le sue posizioni antilatifondiste.
Pochi giorni dopo, muoiono 10 suore di un convento.
Cosa lega i due fatti? I cinque capitoli (i luoghi, i personaggi, il fatto, la lettera, ipotesi) ricostruiscono un percorso intrecciato di follia mistica e giochi politici che trae le sue origini nel lontano a.d. 1130.
La ricerca, dello storico per diletto ma brillante scrittore, diviene quindi il racconto di avvenimenti molto lontani tra loro e che si riuniscono, con concatenazioni non sempre evidenti, ai fatti di cronaca della nostra epoca.
Interessante diviene, alla fine della lettura, non tanto il saggio in se o le ipotesi, a volte poco sostanziate, dell’autore, quanto entrare nell’<<intimità>> del Camilleri uomo di cultura e non scrittore: cosa interessa, stupisce ed appassiona uno dei giallisti, e non solo, di maggior successo degli ultimi anni.
Ruggero Signoretti
|