Ah quale tortura i film tratti dai libri che abbiamo amato!
Il film di David Mackenzie è una trasposizione raffinata ma scialba, voluta fortemente da Natasha Richardson che per realizzarla, ma soprattutto per interpretare Stella, ne è dovuta diventare anche produttrice.
Mackenzie, che si era già cimentato, con migliori risultati, con una trasposizione cinematografica da un testo difficile, Young Adam, qui rende bene la torbida sensualità e la passione ossessiva e maniacale che caratterizza i rapporti fra i vari personaggi, ma mentre il libro si incentrava più sui sentimenti e le passioni, il film risulta troppo datato, e la storia legata ad una condizione femminile, quella dell’Inghilterra degli anni ’50, estremamente soffocante e priva di spazi di emancipazione che sembra quasi diventare la causa unica del comportamento autodistruttivo di Stella.
Sir Ian McKellen nel ruolo di Peter Cleave restituisce un personaggio perfetto nell’espressione di nevrosi applicate alla conduzione di un istituto in cui la cura si esprime nella forma dell’oppressione, mentre è inspiegabile la scelta di uno sconosciuto come protagonista: Marton Csokas, il cattivone de "Le Crociate" per intenderci, è torvo e belloccio ma certo non un attore in grado di reggere un ruolo così complesso e fisico, fatto di gesti e sguardi. E pensare che all’inizio la parte doveva essere di Liam Neeson…
E poi c’è lei, Natasha Richardson, che ha voluto così tanto questa parte da prodursi il film da sè. Che dire? Peccato di presunzione? Le difficoltà nel produrre il film sono nate dal fatto che la Paramount preferiva un’attrice americana famosa per dare maggiore risalto al film, ma non è che in realtà voleva un’attrice più giovane? La splendida, minuta, diafana eppure carnale Stella, così inesperta della vita eppure così romantica, biondissima, sottile, minuscola, angosciata, pronta a trasformarsi in una Madame Bovary, in una Anna Karienina senza rimpianti nè rimorsi cosa ha a che fare con questa bella, alta e muscolosa signora di 44 anni molto sicura di sé?
Dispiace che proprio chi, per sua stessa ammissione, ha voluto questo film più di ogni altro, innamoratasi del libro, sia poi l’elemento debole, debolissimo della catena.
Non so quanto sia inoltre azzeccato il cambiamento di prospettiva nella narrazione della storia, compito non più affidato al dott. Cleave, che rendeva invece tanto affascinante il romanzo.
Insomma il film è ben fatto, bella fotografia, bella scenografia, buona sceneggiatura, regia senza lode ma neppure senza infamia, però… però credetemi il libro è veramente bello, ed è un peccato che se ne sia tratto un film così scialbo e conformista.
Occasione mancata.