Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
A 25 anni dalla sua morte, avvenuta il 2 Marzo 1982, Fanucci ripubblica tutti i romanzi di Philip Kindred Dick, forse uno dei più visionari ed innovatori scrittori della seconda metà del secolo scorso. Autore di più di 30 romanzi e centinaia di racconti, Dick è famoso soprattutto come autore di fantascienza. Ma chi ha avuto l’opportunità di leggere le sue opere sa che la fantascienza è per il nostro, quasi sempre, soltanto la scusa per indagare nella parte più oscura ed intima dell’animo umano e della società.
“Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” non è forse il più rappresentativo ma è sicuramente il più famoso, in quanto da questo è stato tratto il film “Blade Runner”, tanto da farlo editare inizialmente, in Italia, con il titolo “Cacciatore di androidi”. Libro affascinante per le numerose chiavi di lettura offerte, è sicuramente un’opera che può essere letta più volte senza perdere mai di interesse.
“Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” è un libro da leggere una volta per la storia, una per l’analisi-critica sociale, una per la sua poesia. E poi ancora per riviverla secondo le diverse visioni dei protagonisti.
I personaggi di Dick hanno in comune la loro totale umanità, anche quando non sono umani, la fragilità di chi sa, nel proprio intimo, di essere casualmente in vita e di essere destinato a morire.
Ma soprattutto, i personaggi dell’autore non possono mai essere sicuri che la realtà sia effettivamente quella che li circonda. Quello che percepiscono i nostri sensi e viene analizzato dal nostro cervello è reale? O qualcosa, o qualcuno, ci stà facendo credere che sia reale ciò che non lo è?
Antesignano dei film sulla realtà virtuale o sui contesti artefatti, dopo la sua morte sono decine i film tratti da suoi libri o racconti ma anche film, la cui sceneggiatura è originale, a Dick devono tutto loro successo, come Matrix dei fratelli Wachowsky, o Truman Show di Peter Weir.
Ruggero Signoretti |