Siamo di fronte a un validissimo esempio di cinema cronaca, anzi quasi un film reportage per l’attenta e scrupolosa ricostruzione storica, molto dettagliata di un caso epocale che mise sotto shock tra il 1969 e il 1999: il caso Zodiac. Gli omicidi (per nove anni il serial killer terrorizzò San Francisco inviando 21 lettere ai giornali con le quali firmava i suoi assassinii) e le indagini che ne seguirono diventano un campo di esplorazione a tutto tondo per il regista David Fincher che mette ogni cosa sotto una lente di ingrandimento analizzandola fin nei minimi particolari. Ma più che un resoconto degli omicidi il film “Zodiac” entra nel cuore delle indagini che allora si svolsero e fotografa quella caccia al mostro come una vera ossessione, un rompicapo labirintico, una sfida psicologica tesa e sconvolgente tra il concreto e l’inafferabile. Intelligenza e intuito al servizio di un mosaico di indizi a cui manca sempre qualche tassello, quel quid che sfugge. Libri che trattarono il caso Zodiac ce ne furono molti ma due sono quelli che hanno colpito l’immaginazione del regista e dello sceneggiatore James Vanderbilt “Zodiac” e “Zodiac Unmasked” di Robert Graysmith vignettista del San Francisco Chronicle che si dedicò anima e corpo alla caccia del serial killer. Ed è proprio sul punto di vista di Graysmith, che si regge la sceneggiatura del film. Attorno al vignettista altre tre persone, tutte coinvolte nell’indagine del caso fino alle estreme conseguenze. Graysmith (interpretato da Jake Gillenhaal), il suo collega reporter Paul Avery (Robert Downey Jr) una specie di giornalista boderline, gli ispettori del Dipartimento di Polizia di San Francisco Dave Toschi (Mark Ruffalo) e William Armstrong (Anthony Edwards). Il più accanito e instancabile nella ricerca e nel bisogno di sapere fu però proprio Graysmith, il più timido e riservato, l’unico a persistere in questo studio ossessivo quando gli altri per varie ragioni avevano abbandonato le indagini, l’unico tenace che dedicò al caso Zodiac un’intera vita. Molti furono i sospettati ma il vero killer non fu mai preso. “Zodiac” è un film d’autore (David Fincher ha già firmato “Seven” e “Fight club”), elegante e coinvolgente; la sua lunghezza si regge bene perché affascina e appassiona come un thriller. È stato girato con la Viper, una nuova prodigiosa macchina digitale che rende il tutto più reale e perfetto. Ripercorrendo le tracce dell’assassino prende le mosse dal 1969 a San Francisco, quando il serial killer pubblicizza le sue imprese mandando lettere e indizi in codice ai vari giornali. Così tra indagini, piste false e mezze verità inizia una caccia senza fine abilmente pilotata dall’omicida. Un vignettista appassionato di enigmistica riesce a decodificare un messaggio nascosto in una lettera. L’impegno del regista è stato notevole; per portare a termine il suo progetto ha esaminato 10000 pagine di documenti e prove e ha perfino intervistato le vittime sopravvissute alla ferocia dell’assassino. D’altra parte David Fincher all’epoca aveva 7 anni e ricorda perfettamente che l’autobus della scuola su cui saliva ogni mattina era scortato dalla polizia proprio poiché Zodiac aveva minacciato di fare una strage tra gli scolari. Un ricordo che vale più di qualsiasi immaginazione e un film che risulta tanto più efficace perché si è avvicinato come non mai alla cronaca facendo ricorso alla sua migliore espressione narrativa.
Ester Carbone
zodiac
Titolo
originale
Zodiac
Nazione
U.S.A., 2007
Genere
Thriller
Durata
117 minuti
Regia
David Fincher
Cast
Robert Downey Jr., Anthony Edwards, Jake Gyllenhaal, Pell James, Patrick Scott Lewis, Lee Norris, Bijou Phillips, Peter Quartaroli, Mark Ruffalo
Trama:
Nell'estate del '69 il killer l'area di di San Francisco si trasformò nel teatro dei delitti dello Zodiac, un serial killer che uccise sette persone, lasciando dietro di sé una lunga serie di indizi, simboli e messaggi cifrati che tuttavia non portarono mai gli investigatori a chiudere il caso e catturarlo.
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