Tower
of Love
I
pubblicitari hanno sempre un buon fiuto, avete presente
lo spot della Adidas ambientato in un campetto di periferia?
Bambini e calciatori professionisti impegnati in un'accanita,
vengono interrotti dalla madre di uno dei piccoli campioni
che lo richiama a casa insieme al pallone.
Sullo sfondo le note di un motivetto irresistibile: Eany
Meany, biglietto da visita ed esordio del giovane cantautore.
Venticique anni, inglese di Manchester, un discutibile taglio
di capelli che il nostro ama coronare da una "very
british" bombetta nera, Jim Noir, al secolo Alan Roberts,
con "Tower of Love" mette a segno un bell'esordio,
nel quale canta e suona tutti gli strumenti senza risultare
ridondante o titanicamente egocentrico.
Il pop di Jim Noir è diretto discendente della psichedelia
anni '60, quella dei Beatles di Sergent Pepper, dei Kinks,
della Beta Band, dell'easy listening dei Beach Boys con
intrusioni elettroniche, che rendono il suono moderno e
tolgono l'mpressione di "già sentito" di
tanti nostalgici della Londra anni'60. Schivo e sornione,
Noir crea un microuniverso di sonorità eteree ed
esprime un temperamento introspettivo velato da uno humor
che esalta la debolezza e la pochezza del vivere quotidiano.
A parte la già citata "Eany Meany", molto
belle "I Me You I’m Your" con un'ottimo
uso dei cori, la ballata "Key Of C", "My
Patch" e "The Only Way" sono i momenti migliori
dell'album, mentre è proprio la title track ad essere
l'episodio meno riuscito.
Ballate melodiche, stile naif, un tappeto sonoro omogeneo...eppure
su quello che potrebbe essere un disco banalmente solare
aleggia un'anima nera che contraddice l'apparente serenità
della "Torre" di Jim. E' in questa nota contradditoria,
unica stonatura nelpaesaggio monotonale di "Tower of
Love" qui il fascino e la cifra musicale dell'autore.
Probabilmente il miglior esordio dello scorso anno, ed ora
attendiamo la seconda puntata.
M.D.M. |