UNA
SONATA UN PO’ STONATA
Liberamente tratto da un racconto di Lev
Tolstoj (la sonata a Kreutzer), il film di Maurizio Sciarra
si dipana sul filo del ricordo, un doloroso ricordo che
pesa sul cuore di un giovane uomo. Il tema del viaggio,
del racconto e del ricordo su cui il grande scrittore russo
ha costruito la sua storia è lo stesso scelto da
Sciarra per imbastire la trama di “Quale amore”,
ma nella scrittura di Tolstoj il racconto del protagonista
scaturisce durante un viaggio in treno mentre qui il giovane
Andrea (Giorgio Pasotti) viaggia in aereo. Tra uno scalo
e l’altro l’incontro fortuito con uno sconosciuto,
un vecchio signore (Arnoldo Foà) disposto all’ascolto,
fa scattare in Andrea il bisogno di aprirsi, di raccontarsi:
è come spalancare la porta alla disperazione fino
allora soffocata dentro. Lui parla a ruota libera, è
un fiume in piena, si confessa come su un immaginario lettino
di analisi; l’altro ascolta attento, non è
né un prete né uno psicologo, è solo
un vecchio signore al quale gli anni hanno regalato autorevolezza
e saggezza. La storia di Andrea, un giovane azionista in
una banca svizzera, appartiene a un recente passato. Sposato
alla bella Antonia (Vanessa Incontrada), una concertista
di provincia, pianista di un quintetto, è talmente
invaghito di lei da essere accecato dalla gelosia anche
quando non ce ne sarebbe motivo. La sua idea di possesso
è malsana, si sente padrone del corpo di Antonia
che pure ha voglia di vita e di libertà. Il suo amore
malato (lui stesso mentre racconta si chiede: quale amore?),
la passione corrosiva e autodistruttiva, la paura di perdere
l’oggetto del suo desiderio portano Andrea verso una
china pericolosa. La sua gelosia cresce a dismisura, il
suo pensiero fisso è così martellante che
convintosi a torto, del tradimento della moglie con un affascinante
violinista (reo di aver dedicato ad Antonia la sonata a
Kreutzer), finisce per ammazzarla. Tutto qui? Sì
tutto qui: un banalissimo dramma della gelosia con elucubrazioni
mentali un po’ schizofreniche. Scene di sesso esplicito
lontanissime dal pensiero tolstojano. O tempora o mores!
Lo scrittore russo demonizzava il sesso anche all’interno
del matrimonio. Il film non convince, si arrampica sugli
specchi; poca profondità, poco costrutto, deludente.
Anche una storia banale può diventare interessante
se ispirata da un soffio di creatività. Ovviamente
il racconto di Tolstoj si muove su ben altri binari non
solo nel senso letterale del termine dal momento che si
svolge in treno. La forza dello scrittore ricalca e traduce
bene la suggestione e la potenza della sonata scritta da
Beethoven che si intitola appunto come il racconto. Forse
la sonata a Kreutzer è così trascinante da
far distrarre Sciarra sui contenuti. Che dire di Giorgio
Pasotti? L’attore non è male, ma deve curare
un po’ di più le pause; la sua recitazione
è nervosa, a scatti, si fa fatica a seguirlo e non
solo in questa pellicola. Molto carina la Incontrada, bravo
come sempre Arnoldo Foà, musiche godibili ma il film
si regge sui trampoli, non decolla.
Ester Carbone
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Trama:
Tratto dal romanzo di Tolstoi,
"Sonata a Kreutzer" narra le vicende che spingono
un giovane uomo, Andrea, ad uccidere sua moglie, Antonia,
famosa pianista che abdicò alla propria carriera
artistica per amore. In un grande aeroporto internazionale
bloccato da una tempesta di neve, Andrea, dopo aver scontato
una parte della sua pena in un manicomio criminale in Svizzera,
ed in viaggio verso gli Stati Uniti dove incontrerà
i suoi figli per la prima volta dopo l'uxoricidio, narra
ad uno sconosciuto compagno di viaggio la sua travagliata
vicenda. |