FRAMMENTI
DEL PASSATO
Il
luogo è suggestivo: le Olearie Papali, il nome è
intrigante “Roma Sotterranea Memorie dal sottosuolo”.
Parliamo della mostra che si tiene in ambienti delle Terme
di Diocleziano con un sottotitolo chiarificatore “Ritrovamenti
archeologici 1980-2006”. Il luogo citato, parte del
grande complesso termale edificato alla fine del III secolo
d.C., fu fatto sistemare nel 1763 da Papa Clemente XIII
e destinato alla conservazione di grandi riserve d’olio
per uso della popolazione romana; sono grandi ambienti voltati
con enormi cisterne sotterranee della capacità di
migliaia di litri, sottostanti i magazzini del grano fatti
costruire nel 1575 da Papa Gregorio XIII. Il tutto faceva
parte di una serie di depositi sistemati nelle grandi terme
imperiali e che costituivano una sorta di città annonaria
punto di forza dell’assistenza pontificia per i meno
abbienti. Le Olearie rimasero in funzione fino ai primi
dell’800 poi fecero parte di un Orfanotrofio allocato
nei soprastanti magazzini fino al 1928 poi i vari locali
ebbero usi svariati finché finirono, dopo un accurato
restauro, alla Soprintendenza Archeologica di Roma che ha
in progetto di unificare in un percorso museale anche la
Facoltà Universitaria di Roma III e il primo tratto
di via Cernaia che spezza la contiguità territoriale
del complesso delle Terme di Diocleziano. I reperti esposti,
un migliaio, sono di vario genere, statue, bassorilievi,
cippi, frammenti di intonaco dipinto, mosaici, vetri, terrecotte,
bronzi, gioielli e monete di vari metalli, in un alternarsi
di vetrine e bacheche ricolme di oggetti intervallate dai
grandi bordi in travertino delle olearie. Provengono dagli
scavi effettuati dalla Soprintendenza nel territorio di
sua competenza dal 1980 ad oggi, in gran parte per interventi
d’urgenza dovuti a fortuiti iniziali ritrovamenti
in occasione di lavori pubblici o di costruzioni private,
in altri casi invece da scavi mirati e predisposti. Sono
numerose le statue esposte, molte in buono stato di conservazione,
tra cui un grande sarcofago per una coppia di coniugi trovato
a Lunghezzina o un Giano bifronte proveniente dagli scavi
per lo SDO e tanti reperti funerari, urnette marmoree, cippi,
unguentari in vetro, due bellissimi piatti un terra sigillata.
Di grande suggestione le tante gemme incise in pietre dure
o semipreziose parte delle quali casualmente rinvenute durate
i lavori alla Metropolitana nell’area del giardino
di Piazza Vittorio; numerose le monete reperite in vari
contesti. Interessanti i frammenti di intonaco dipinto,
sicuramente di una lussuosa abitazione, trovati in recenti
scavi nella ex gelateria Fassi a Piazza Fiume. Accanto al
prevalente materiale romano compaiono anche reperti più
antichi risalenti all’età del Ferro e al periodo
etrusco orientalizzante, VII secolo a.C., con interi corredi
funerari, in bronzo e terracotta, relativi al banchetto
solenne. In alcuni casi in strati soprastanti quelli di
età classica sono apparsi resti di ceramiche e stoviglie
medioevali e seicentesche, un intero paliotto d’altare
dell’epoca della Controriforma e addirittura scarpe
in cuoio di pochi secoli fa. Una curiosità è
un carteggio amoroso, su fogli di carta datati 1926, seppellito
accuratamente, in cassetta sigillata, nelle vicinanze dell’Appia
Antica.Una mostra di tanti oggetti, i migliori delle migliaia
riemersi dal sottosuolo nei ventisei anni indicati, apparentemente
slegati e fini a se stessi ma è il catalogo, un ponderoso
volume di oltre seicento pagine, che costituisce un raccordo
fra loro e, attraverso oltre sessanta interventi di vari
specialisti, presenta l’attività’ della
Soprintendenza sia nel campo della ricerca che dello scavo.
Roberto Filippi
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