il
cacciatore di aquiloni
Caso letterario dell'anno e in odor di santità
hollywoodiana, "Il Cacciatore di aquiloni" ripercorre
la tematica del conto da saldare col passato, ambientando
la vicenda nell'Afghanistan, prima paradiso perduto dell'infanzia
del protagonista ed oggi inferno in terra.
come detto il passato è un creditore implacabile
e prima o poi riscuote i suoi debiti.
Su questa amara lezione di vita prende spunto la vicenda
di Amir e, in un orizzonte più ampio, di trent'anni
di storia afgana, dalla fine della monarchia all'invasione
russa, al regime dei Talebani ad oggi. Il debutto letterario
di Hosseini, egli stesso esule afgano negli Stati uniti,
ha molto del romanzo epico ottocentesco, con una piccola
storia ignobile persa nello sfondo di una nazione sconvolta
da reggimi crollati e fanatismi neonazisti.
La piccola storia ignobile è quella di un tradimento
annunciato, scatenato dalla gelosia di Amir, un ragazzino
magro e pallido dalle spalle strette, nei confronti dell'amato
e odiato Hassan, il cacciatore di acquiloni dal volto perfetto
come una bambola, che sembra sottrargli l'amore paterno.
Non è solo la gelosia a dividerli, ma - e qui entra
in campo il repiro più ampio della Storia - anche
e soprattuto le caste a cui appartengono, Amir, di etnia
pastun, fa parte di un'elite ricca e acculturata mentre
Hassan è un servo hazara, una minoranza etnica di
orientamento sciita, povero e analfabeta. Roso dalla gelosia
e desideroso di farsi apprezzare dal padre, Amir segnerà
il destino di Hassan e si condannerà ad una vita
oppressa dal senso di colpa e dall'ansia di colmare il vuoto
del suo "lato oscuro", fino a quando, ormai adulto,
una telefonata lo costringerà ad un viaggio che diverrà
catarsi e redenzione.
Come si evince il romanzo si può facilmente separare
in due parti, la prima ambientata nella Kabul solare del
1975 che vede i due protagonisti bambini e la seconda ambientata
nel 2001 che accompagna il viaggio di Amir adulto dalla
sua bella casa di San Francisco ad una Kabul piegata da
anni di violenze sistematiche.
Come è facilmente immaginabile la parte più
intimamente biografica, l'infanzia di Amir ed Hassan, risulta
essere la più genuina e autentica, mentre nella seconda
prevale uno stile didascalico e prevedibile come nello scontro
scontatissimo con il seviziatore.
Sono i tratti smaccatamente cinematografici a banalizzare
il romanzo e a farne il punto debole, mentre rimangono giustamente
impresse le istantanee della memoria, che ci raccontano
una terra molto simile al nostro Sud degli anni '50 e quindi
non poi così lontana.
Dante Picca
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Descrizione |
Per Amir, il
passato è una bestia dai lunghi artigli, pronta a riacciuffarlo
quando meno se lo aspetta. Sono trascorsi molti anni dal giorno
in cui la vita del suo amico Hassan è cambiata per
sempre in un vicolo di Kabul. Quel giorno, Amir ha commesso
una colpa terribile. Così, quando una telefonata inattesa
lo raggiunge nella sua casa di San Francisco, capisce di non
avere scelta: deve tornare a casa, per trovare il figlio di
Hassan e saldare i conti con i propri errori mai espiati.
Ma ad attenderlo, a Kabul, non ci sono solo i fantasmi della
sua coscienza. C'è una scoperta sconvolgente, in un
mondo violento e sinistro dove le donne sono invisibili, la
bellezza è fuorilegge e gli aquiloni non volano più.
Trent'anni di storia afgana - dalla fine della monarchia all'invasione
russa, dal regime dei Talebani fino ai giorni nostri - rivivono
in questo romanzo coinvolgente e pieno d'atmosfera. |