l'uomo
che visse due volte
La macchina del tempo sta al cinema, come il
pianoforte sta alla musica, al punto che il vero déjà
vu è quello che puntualmente coglie lo spettatore
seduto in poltrona nel buio della sala.
Per quanto riguarda la pellicola di Tony Scott, fratello
del più famoso Ridley, il déjà vu più
evidente è "l'esercito dele dodici scimmie"
ad opera del pytoniano e ben più visionario.....
Anche qui abbiamo un uomo che visse due volte, un viaggio
per evitatare una catastrofe ed una donna per cui morire.Quando
entra in scena l'agente della sezione alcolici, tabacchi
e armi da fuoco, Doug Carlin il destino si è infatti
già compiuto e sul fondo del limaccioso Missisipi
giace la carcassa del traghetto saltato in aria insieme
ai suoi sfortunati passeggeri. Eppure fra le numerose vittime
una appare anomale, l'insinuante sensazione del ricordo
colpisce Carlin e lo guida sulle traccie di una donna morta
nell'esplosione... un'ora prima che questa si verificasse.
Nell'unica scena intimista del film, il padre della vittima
affida all'agente le foto della figlia, perchè le
guardi e l'abbia a cuore e con queso gesto è proprio
lui a cambiare il destino di entrambi.
Dopo una prima parte serrata che deve molto alle atmosfere
di Minority report - soprattuto l'interazione degli osservatori
impotenti con il passato e con il destino che implacabilmente
si compie, il film colassa troppo rapidamente nell'action
movie incentrato sulla caccia al terrorista. Immancabile
l'inseguimento automobilistico, reso originale dal punto
di vista "retroattivo", peccato che al dunque
il cattivo di turno sia dipinto senza alcuno spessore, lasciando
decisamente perplessi e a boca asciutta quanti si aspettavano
un provvidenziale il colpo di scena. A mostrare la corda
è soprattutto la scenaggiatura troppo affannata a
"quagliare" nella parte finale e un Denzel Washinton
insolitamente inespressivo. Anche l'iperealismo di Scott,
pur regalando alcune scene decisamente mozzafiato, sembra
stonare e mal e si abbina al clima di magia che un viaggio
nel tempo esige. Inutili le caricature dei giovani e genialoidi
scienziati, che colti dalla luce sulla via di Damasco si
scoprono più reazionari di Don Camillo, e decisamente
dispiace vedere Val Kilmer grassocio e imbolsito. Una nota
di merito deve essere comunque riconosciuta al regista che
ha scelto di ambientare la pellicola nella New Orleans del
dopo Katrina, consgnando al grande schermo le immagini delle
periferie della città devastate dalla furia dell'uragano.
Claudia Patruno
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