nella
mia fine è il mio inizio
Nessuno ha più bisogno di essere convinto
a proosito dello sterminio dei nativi americani ad opera
dei Conquistadores spagnoli. Sbarcati nel 1518 i civili
spagnoli portarono in dono - oltre ad una buona dose di
aggressività - un notevole campionario di mallattie
che, unite al potere delle armi, fecero piazza pulita del
90 % della popolazione indigena.
Forte di questo concetto ormai assodato Mel - Arma Letale
- Gibson realizza un film strabiliante proponendo un radicale
cambiamento del punto di vista. Facendo sua una massima
dello storico Will Durant - "una grande civiltà
non viene conquistata fino a quando non si distrugge da
sola dal di dentro" - narra una vicenda di violenza
brutale e primitiva facendone il paradigma del declino della
civiltà Maya. Girato nel viluppo umido e minaccioso
della foresta amazzonica e recitato in maya yucateco (lingua
peraltro ancora in uso), Apocalypto deve il suo titolo ad
una riflessione non banale del regista "Nel corso della
Storia, i motivi della caduta di una civiltà sono
sempre gli stessi, e molti degli eventi che hanno preceduto
la fine dei Maya sono quelli che si verificano nella nostra
società oggi. Questi cicli si ripetono continuamente".
Tutto ciò non fa del film una ricostruzione storica,
nè la pellicola ha la pretesa di esserlo. Siamo piuttosto
in presenza di un eccezionale impatto visivo, di scenografie
gigantesche e spettacolari, riprese di concitata ed iperealistica
violenza spesso oltre la sopportazione del pubblico, come
nella ricostruzione del sacrificio Maya con il corpo della
vittima letteralmente fatto a pezzi. Poco o nulla è
dato alla caratterizzazione dei personaggi, con rigidità
manichea il regista mette in scena buoni e cattivi ben schierati
su due opposti fronti e si concentra unicamente sulla fisicità
delle emozioni.
Girato con stile documentaristico Apocalypto, più
che un film violento, è un film sull'estetica della
violenza e sulla forza primordiale sprigionata dalla lotta
per la sopravvivenza, al punto che il declino del popolo
del sole appare come semplice pretesto nelle mani di Gibson.
E neppure ci è concesso un happy end, dopo il lungo
inseguimento nella foresta e il salvataggio in extremis
della famiglia, il protagonista vede sul mare, all'orizzonte,
i velieri spagnoli che stanno per approdare. Luce in sala
e noi sappiamo già come andrà a finire.
Claudia Patruno
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