le voci di dentro...

Tratto da un romanzo cupo e parzialmente autobiografico di Armistead Maupin, autore anche della famosa serie “I racconti di San Francisco”, “Una voce nella notte” si inserisce nel filone dello psycho thriller claustrofobico alla maniera di Shyamalan. Robin Williams, perfetto nel tono dimesso dello scrittore di mezza età, è Gabriel Noone deejay e romanziere di culto abbandonato dal compagno e sprofondato nella depressione. E’ quasi inevitabile il classico blocco dello scrittore dal quale viene salvato grazie ad un manoscritto ad opera di un adolescente vittima di abusi sessuali organizzati dalla sua stessa famiglia. Incuriosito e scosso inizia a dialogare con il ragazzo attraverso la radio a tarda notte, ascoltando le atrocità subite dal ragazzo. Ma è un talento in erba o un inganno alla J.T. Leroy? Deciso ad incontrare il giovane autore, Noone intraprende un viaggio che si trasforma in discesa inegli nferi della mente, in piccole città di una provincia malata e minacciosa che tanto bene ha saputo descrivere Capote.
Date le premesse sarebbe lecito aspettarsi un gran film, anche perché alla sceneggiatura ritroviamo lo stesso Maupin, ma sfortunatamente il film non riesce a sollevarsi da una certa banalità e mancanza di spessore che appiatisce sia la storia che i personaggi. Si ha addirittura l’impressione che al regista stesso sfugga di mano il copione, la ricerca della verità sul giovane autore si dilata eccessivamente e la regia sembra girarea vuoto confondere le acque nella speranza di confondere le idee anche allo spettatore. E quando finalmente arriva il colpo di scena finisce anche questo per sembrare uno stanco rituale troppo visto.

Giulia De Mare

Una voce nella notte

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