IL
MUSEO IN VILLA
Il fantasma di Mussolini che si aggira per
le sale di Villa Torlonia potrà finalmente dormire
in pace di notte, la sua camera da letto è ritornata
al suo posto come la lasciò il pomeriggio del 25
luglio 1943 con i mobili in massiccio stile finto rinascimentale
di fine ottocento. Ma la stanza del Duce è solo una
piccola parte, anche se forse la più curiosa, del
nuovo museo che è stato allestito nel Casino Nobile
della Villa. E’ quasi il culmine di una serie di interventi
che nel corso dell’ultimo decennio hanno ridato vita
al corpo martoriato dell’intero complesso sopravvissuto
a guerra, spoliazioni, vandalismi e furti. La Villa Torlonia
è l’ultimo degli edifici principeschi eretti
a Roma che aveva, entro o vicino le mura, una serie di splendide
ville di cui ora restano soltanto la Borghese e la Doria
Pamphilj.
Fu fatta costruire da Giovanni Torlonia, un banchiere francese
arricchitosi enormemente negli anni agitati tra fine settecento
e inizi ottocento, con l’opera del Valadier che conferì
all’edificio principale una forma neoclassica. Successivi
interventi si ebbero nel corso del XIX secolo a cura della
famiglia, nel frattempo nobilitata ed imparentata con altre
casate principesche; fu costruito il Teatro, la Serra Moresca,
la caratteristica Casina delle Civette, il Villino Medioevale,
la Limonaia, le Scuderie, il Casino dei Principi ed altri
edifici di servizio immersi in un magnifico parco che copre
tuttora un’estensione di circa 130.000 mq. Nei tardi
anni venti del ‘900 la villa fu affittata a canone
simbolico a Mussolini che vi abitò fino al suo arresto,
saccheggiata e abbandonata fu in seguito occupata da truppe
americane che arrecarono gravi danni ad edifici e piante.
I Torlonia non provvidero ai restauri e nel 1978 subentrò
il Comune che secondo certe mode demagogiche del tempo l’aprì
immediatamente al “popolo” alcuni elementi del
quale rubarono statue, busti, arredi e danneggiarono molto
altro; gli edifici cadenti per vetustà e mancanza
di manutenzione vennero chiusi e transennati, il parco ebbe
una certa vita ma non di grande qualità. Poi pian
piano la resurrezione, prima il Casino delle Civette adibito
a museo della vetrata, poi man mano altri siti, sempre inseriti
in un’ottica di utilizzazione compatibile, fino ad
arrivare al completo restauro dell’edificio principale
con la rimessa in pristino di cicli di stucchi ed affreschi
dovuti ad ottimi artisti ottocenteschi quali Thorvaldsen,
Podesti, Coghetti.
L’intervento è durato venti mesi con una spesa
di 5 milioni e mezzo di euro con un ottimo risultato. Sempre
per rendere l’edificio vitale e vivibile si sono trasformati
piano terra e primo piano, completamente affrescati, nel
Museo della Villa: sono stati inseriti arredi ottocenteschi,
purtroppo non pertinenti, per ricreare l’immagine
della vita in villa in quel periodo, è stata rimessa
al suo posto la stanza da letto del Duce i cui mobili, già
di Giovanni Torlonia, sono stati rinvenuti in un magazzino
del Provveditorato dello Stato ed infine sono stati disposte
nella varie sale numerose sculture, qualcuna romana ma il
più ottocentesche, che in origine decoravano l’ingresso
ed i viali della villa e che, sia pure in molti casi con
gravi danni, sono sopravvissute all’orgia “aperturistica”.
Si tratta di opere di alta classe di scuola canoviana mentre
sono di mano del maestro tre grandi rilievi in stucco ritrovati
casualmente nei sotterranei. Sono anche stati restaurati
due bunker, antigas e antiaereo, fatti costruire durante
la guerra e una finta tomba etrusca degli anni venti dell’ottocento,
una sala ipogea affrescata creata a somiglianza dei veri
sepolcri e completamente dimenticata.
Al secondo piano, dove l’unica decorazione sono alcuni
piacevoli murales opera di un ignoto soldato americano,
è stato allestito il Museo della Scuola Romana, un
movimento artistico sorto in città negli anni trenta
del ‘900 ad opera di artisti locali o che vi lavoravano,
con l’esposizione di circa 150 opere di affermati
pittori e scultori quali Mafai, Scipione, Donghi, Cagli,
Leoncillo, Francalancia, Capogrossi, Trombadori, Pirandello,
la Raphael, Fazzini, Ferrazzi e che rappresentano un panorama
veramente interessante dell’ambiente artistico tra
le due guerre e dell’immediato dopoguerra.
Nell’attiguo edificio del Casino dei Principi è
ospitato l’Archivio della Scuola Romana, un’associazione
nata nel 1983 che ha per scopo lo studio, la conoscenza
e la divulgazione di quanto attiene a quel periodo artistico:
sono raccolti manoscritti, lettere, diari, libri, cataloghi,
foto appartenenti agli artisti sopra citati e a molti altri
intellettuali da loro coinvolti nelle corrispondenze. I
due piani del Casino sono destinati ad esposizioni temporanee
la prima delle quali illustra appunto il patrimonio dell’Archivio
attraverso opere e documentazione relativa agli artisti
ed una interessante mappa con indicati gli studi dove operarono.
Anche il parco opera insigne, a metà ottocento, del
celebre paesaggista Jappelli è stato restaurato dal
Dipartimento Ambiente ripristinando il laghetto artificiale,
piantando essenze quali erano state in origine ed eliminando
la vegetazione infestante, ripristinando i vialetti e dando
all’insieme un aspetto ordinato e decoroso. Naturalmente
non tutto è stato fatto, nei prossimi mesi dovrebbe
iniziare il restauro dell’imponente Teatro neoclassico
e poi del poco ancora malmesso in modo che la Villa possa
tornare ad simile a come la vollero i primi Torlonia.
Naturalmente, essendo ora un parco pubblico, sarà
indispensabile una continua manutenzione ed una severa sorveglianza
onde evitare che fenomeni di degrado e vandalismo insidino
la bellezza del complesso.
Roberto Filippi
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