A
ME LE GUARDIE
La frase attribuita ad un colonnello
piemontese, il Marchese di Parella, fu pronunciata nel 1693
durante una battaglia tra Piemontesi e Francesi, ma chi
erano le Guardie?. Carlo Emanuele II, turbolento Duca di
Savoia, nel tardo ‘600 si invischiò in una
serie di guerre per ampliare il suo ducato, per avere uno
strumento bellico efficiente riformò il suo esercito
creando nel 1659 un Reggimento della Guardia su dieci compagnie,
più tardi, nel 1675, il suo successore Vittorio Amedeo
II aggiunse ad ogni reggimento di fanteria una compagnia
di Granatieri, elementi particolarmente alti e prestanti,
adatti al lancio delle granate. Il Reggimento si segnalò
durante la Guerra di Successione Spagnola, ai primi del
‘700, conquistando al Duca di Savoia il titolo di
Re di Sardegna. Nella Guerra di Successione Austriaca le
Guardie si distinsero nella battaglia dell’Assietta
contro i Francesi mentre nel 1744 fu formato un primo reggimento
di fanteria sarda costituito dal Duca di San Pietro che
lasciò la sua eredità al Reparto a patto che
il 18 febbraio di ogni anno venisse celebrata una Messa
di suffragio alla presenza del reggimento in armi, impegno
tutt’ora vigente. L’esercito piemontese fu travolto
dagli eventi legati alla Rivoluzione Francese e a Napoleone
e fu ricostituito nel 1815; la Guardia divenne Brigata e
i sardi costituirono il Reggimento Cacciatori Guardie, nel
1831 ebbero gli alamari bianchi e rossi che ancora oggi
ornano il bavero delle uniformi dei Granatieri. Dopo la
gloriosa parentesi della Prima Guerra d’Indipendenza
fu formata nel 1852, fondendo Guardie e Cacciatori, la Brigata
“Granatieri di Sardegna” due battaglioni della
quale furono inviati nel 1855 in Crimea. Le Guerre d’Indipendenza
del 1859 e 1866, la Campagna Meridionale del 1860, la Guerra
Italo-Etiopica del 1896, quella Libica del 1911 videro,
a vario titolo e con reparti di diversa consistenza l’impegno,
dei Granatieri. Questi si distinsero nella I Guerra Mondiale
sul Cengio, sul Sabotino, sul Carso, sul San Michele, nell’Altopiano
di Asiago con forti perdite e meritando molte decorazioni
ai singoli e alle bandiere dei reparti. La Divisione, dal
1926 su tre Reggimenti, prese parte alla II Guerra Mondiale
ottenendo per il 3 Reggimento la Medaglia d’Oro al
V.M. nella Campagna di Grecia mentre il 1 Reggimento veniva
impegnato in Slovenia in dure operazioni di controguerriglia
con i partigiani jugoslavi. Dopo l’8 settembre 1943
i Granatieri combatterono insieme a militari di altri reparti
e a civili a Roma a Porta San Paolo impegnando seriamente
le truppe tedesche, poi chi fu catturato e finì nei
lager, chi entrò nella Resistenza, chi aderì
alla R.S.I., chi combatté nel ricostituito esercito
del sud, tutti comunque con onore e dignità. Dopo
varie vicissitudini negli ormai sessanta anni trascorsi
dalla fine della guerra i Granatieri furono più volte
sciolti, ricostituiti, aggregati ad altri; attualmente esiste
la Brigata che incorpora, con altri reparti, il I Reggimento
Granatieri di Sardegna. Negli anni Venti del XX secolo su
un’area situata nelle vicinanze della basilica di
Santa Croce in Gerusalemme fu costruita una, per l’epoca,
moderna caserma destinata ad ospitare il 2 Reggimento Granatieri
e nel 1924 presso la caserma fu edificato il Museo Storico
che raccoglie una corposa rappresentanza di cimeli che illustrano
la storia del Reparto rivisitando nel contempo la storia
d’Italia. Le sale del piano terra seguono un ordine
cronologico, si parte da qualche ricordo delle antiche Guardie
sino ad arrivare alla Guerra di Liberazione e alle foto
relative ad alcune recenti missioni all’estero; armi,
uniformi, decorazioni, fotografie, stampe, documenti si
alternano in una panoramica che copre oltre tre secoli di
storia, volti sorridenti o calmi o accigliati di Granatieri
morti da tanto tempo accolgono il visitatore introducendolo
in un’ampia sala absidata che raccoglie antiche lacere
bandiere e i ritratti di tanti decorati di Medaglia d’Oro.
Il primo piano accoglie sale a tema ed un salone con le
effigi dei Savoia dai primi Duchi all’ultimo Re, una
bacheca contiene l’originale del testamento del Duca
di San Pietro, in un’altra sala absidata è
ospitato il sacrario con lunghi elenchi di nominativi incisi
sulle pareti. Immagini, medaglie e documenti ricordano la
vita, e in molti casi il sacrificio, di tante decine di
migliaia di italiani che per oltre tre secoli hanno indossato
con onore gli alamari dei Granatieri.
Roberto Filippi
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