Il
Mantegna impossibile
Di Dario Fo, classe 1926, scrittore, scenografo,
drammaturgo, pittore, attore e regista, Premio Nobel per
la letteratura nel 1997, siamo abituati a leggere opere
teatrali o satire pungenti, lucide analisi dei nostri tempi
e dotte disquisizioni sul teatro medievale o sulla commedia
dell’arte.
In quest’opera, curata dalla sempre presente ed imprescindibile
Franca Rame, abbiamo un Dario Fo sui generis che si confronta
con la storia e la critica dell’arte, con particolare
riferimento all’arte pittorica. Questo pregiato libello
è prima di tutto un libro sull’arte del Mantegna,
pittore Padovano ed allievo, tra gli altri, di Donatello.
Affrontarne la presentazione pone, quindi, il duplice problema
di presentare il libro d’arte e l’opera di Fo.
Il libro è una pregevole edizione di Franco Cosimo
Panini, in brossura, con particolare cura per la parte grafica
e la stampa: facilmente leggibile, per la scelta del carattere
chiaro e pulito, spicca per l’ottima riproduzione
delle opere, intere e particolari, del Mantegna, più
alcune <<fuori tema>> dello stesso Fo (121 immagini,
per l’esattezza, da un busto bronzeo, probabile autoritratto
del Mantegna, al suo meraviglioso ”Cristo morto”).
Quindi un’opera che può trovare il suo onorevole
posto anche tra gli scaffali di una libreria museale (come
avviene all’ingresso della cappella degli Scovegni
a Padova).
L’opera di Fo è tutt’altro che facile
da descrivere. Se da un lato troviamo nel libro una attenta
disamina delle opere del Mantegna, con riferimenti storici,
paralleli con altre opere, riferimenti agli accadimenti
socio-politici dell’epoca, la scrittura non è
assolutamente quella che ci aspettiamo da un libro di storia
dell’arte, anche se monografico. La narrazione è
alla Dario Fo. La descrizione delle opere comprende analisi
<<personalistiche>> che nessun <<serio>>
storico farebbe, come descrivere l’ira di Vulcano
contro Amore ne “Il Parnaso”, in cui, secondo
Fo, il fabbro degli dei prometterebbe di spennare Amore
qualora gli venisse a tiro.
Questo libro è, quindi, in tutto e per tutto, un
testo di Dario Fo, con la sua analisi fuori dagli schemi,
che ci permette di approcciare l’opera del Mantegna
in maniera, forse, meno scientifica ma sicuramente più
umana e, probabilmente, più vicina all’essenza
dell’autore.
Ruggero
Signoretti
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