UN
FANTASY SENZA FANTASIA
Dilaga nelle sale cinematografiche
una nuova saga fantasy, “Eragon”, tratta dal
libro del giovane Christopher Paolini che ha venduto milioni
di copie in tutto il mondo. È la storia di una tenera
amicizia tra un adolescente sensibile e coraggioso (Ed Speleers)
e il drago Saphira che sceglie il ragazzo come ultimo cavaliere
dei draghi: egli è infatti l’eletto, l’unico
in grado di riportare la pace e di sconfiggere il malvagio
sovrano Galbatorix (John Malkovich) e il suo inquietante
alleato, lo spettro-stregone Durza (Robert Carlyle). In
questa avventura il protagonista può contare sull’appoggio
di Brom (Jeremy Irons) un tempo anche lui cavaliere dei
draghi, che diviene guida, maestro di vita e fedele compagno
pronto a difendere il ragazzo fino al sacrificio.
Nonostante la trama e il libro siano accattivanti, il film
risulta lento e deludente. Non bastano cavalieri, draghi,
elfi, nani, orchi e stregoni ad attrarre lo spettatore e
a immergerlo in un mondo fiabesco. Non sono sufficienti
neppure le bellissime location per rendere il film coinvolgente
e convincente. Appare addirittura sprecato il talento di
attori del calibro di John Malkovich e Jeremy Irons, costretti
in ruoli che limitano le loro straordinarie doti artistiche.
“Eragon” si propone come una miscela che trae
spunto da capolavori che hanno reso grande il genere fantasy
nel cinema e nella letteratura, ma non riesce a elevarsi
ai modelli a cui tende. Il pubblico non si immedesima nell’insulso
protagonista che non ha nulla a che vedere con il fascino
magnetico del piccolo Frodo de “Il Signore degli anelli”,
personaggio amato sin dal primo momento dallo spettatore
che lo accompagna emotivamente lungo tutto il suo cammino.
Non si sogna, non si fantastica invece con Eragon. Perfino
i sofisticati e costosi effetti speciali appaiono superflui
e non giovano a scuotere il pubblico, che assiste con poco
coinvolgimento e con un pizzico di noia al legnoso evolversi
degli eventi. Tra uno sbadiglio e l’altro ci si chiede:
dove è finita la fantasia, la suggestione e la profondità
di contenuti che si celavano dietro le stravaganti e bizzarre
figure e le magiche ambientazioni di film ben più
poveri e datati ma indimenticabili come “La storia
infinita”? Opere come quelle stimolavano la creatività
nei bambini e suscitavano riflessioni profonde negli adulti.
Film come “Eragon” sono destinati ad essere
presto dimenticati, perché non suscitano reazioni.
All’uscita dal cinema purtroppo non rimane che il
nulla, proprio quel nulla che oltre vent’anni fa i
bambini insieme ai fantastici personaggi de “La storia
infinita” avevano tanto combattuto!
Ester Carbone
|