IL
DISEGNO NUDO
Ludovico Pratesi propone alla galleria d’arte
contemporanea Oredaria una collettiva incentrata sulla capacità
del segno di intensa e sintetica evocazione espressiva.
Il segno nudo quindi, inequivocabile, che dalle prime tracce,
tra magia e mistero, lasciate sulla terra, arriva a noi
ancora e sempre denso di arcaiche eppur nuovissime intenzioni.
Più che racconto aforisma, cenno scabro e forte dei
nostri sogni, impronta che l’occhio umano condensa
dal mondo fenomenico, attraverso gli alambicchi della sua
fantasia, nel mondo parallelo delle emozioni rappresentate.
Un mondo che scorre parallelo al reale e che da esso cerca
di scoprire la sorgente e la foce di un divenire continuo
e inarrestabile. Eterno enigma dell’essere e dell’apparire,
flusso che l’artista più attento traduce nell’immanenza
del segno che pur si cobra di trascorso e futuro, segno
che riporta antichissime icone allo sguardo nuovo e alle
cangianti percezioni di chi questo mondo oggi eredita.
Ed ecco di Kounellis (Senza titolo) l’intrico forse
di una foresta primordiale, giocata su piani diversi “strappati”
e ricomposti, da dove filtra pallida luce primigenia. Di
Fabio Mauri (Apocalittica) il rigoroso “mandala”
che pone al suo centro la fine annunciata della Creatura
cosmica. Ecco la favola cupa di Enzo Cucchi (Malaseggiola)
che compèndia la solitudine dell’uomo costretto
e schiacciato nella sua casa—vita, e la sua pena nel
ricordare l’assente, mistero della Morte che circonda
e impregna di sé la nostra isola. Così come
nel suprematismo di Marco Tirelli (Cerchio e nero) si compendia
l’inizio e la fine, il Caos e il Demiurgo che eternamente
si avvicendano. Altrove Domenico Bianchi (Senza titolo,
palladio su carte giapponesi) evoca l’elementare struttura
atomica che risponde, secondo antichi saggi e nuovi scienziati,
alla struttura nucleare dell’universo.
Luigi M. Bruno
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