IN
ITALIA VA’ COSI’
Una classica commedia
all’italiana servita su un piatto d’argento,
una specie di anatra in agrodolce condita con un po’
di peperoncino e una spruzzata di vetriolo. Fin qui tanto
per rimanere in tema culinario, arte in cui si cimenta,
nel film, Michele Placido quale maestro di alta cucina in
un ruolo che ben gli si addice. Tra brasati e farciture
appetitose è bravissimo a sottolineare e a esaltare
il rapporto che lega cibo e sesso, un binomio inscindibile.
Il film è godibile, divertente, ben confezionato.
Un “cinepandoro” lo definisce il regista da
contrapporre ai cinepanettoni di natale. D’Alatri
divertendosi e divertendo, qui prende di mira i falsi moralismi,
le ipocrisie e quant’altro prosperi nel tessuto sociale
italiano. L’onorevole Bonfili (P. Bonolis) impegnato
nel portare avanti una riforma del diritto di famiglia,
ha una bella moglie (S. Rocca), due figlie ma anche un’amante,
una deliziosa attricetta (E. Santarelli) che lui ha aiutato
a farsi strada nel mondo dello spettacolo. Ma il rischio
di essere scoperto e quindi di mettere a repentaglio il
rapporto coniugale e soprattutto la sua carriera politica
lo porta a escogitare un piano: sarà il fedele autista
(S. Rubini) a prendere il suo posto come amante della ragazza.
Anche l’autista ha però moglie (M. Buy) e figli:
ne conseguiranno situazioni divertenti. C’è
di mezzo anche uno chef (M. Placido) e un agente di spettacolo
(Papaleo). Gli attori sono tutti ben sintonizzati, perfettamente
calati nel ruolo; anche la Santarelli se la cava bene. Bravo
Bonolis, ma gioca troppo a fare l’Alberto Sordi e
l’imitazione esagerata potrebbe anche infastidire.
Alessandro D’Alatri, che in passato ha diretto “La
febbre”, con la sua “Commediasexi” ci
fa sorridere ragionando; la sua vetrina di personaggi non
è un’esposizione di macchiette, quelle sono
persone vere mascherate da Bonolis, Rubini, Santarelli.
Il suo campo di osservazione è semplicemente la nostra
Italia con tutta la sua deludente realtà. Sotto la
lente di ingrandimento c’è l’andazzo
di alcuni politici italiani che approfittando del proprio
potere si sollazzano con giovani stelline arrampicatrici
sociali che stanno al gioco pur di essere aiutate nella
carriera. Vallettopoli insegna: il fine giustifica i mezzi
cioè le interposte lenzuola, con buona pace del talento
e dell’impegno. Insomma il regista si serve del suo
modo elegante di far satira per raccontare ciò che
è sotto gli occhi di tutti: intrallazzi e intrecci
tra il mondo politico e i lustrini dello spettacolo, nella
fattispecie della televisione e questo è solo la
punta dell’iceberg. È una verità che
poco ci piace ma che ci tocca sorbettare. Altro che falsi
moralismi… la pulizia morale è un valore che
molti hanno perso per strada tanto tempo fa.
Ester Carbone
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