il destino disegnato sul corpo

E' notte, in un pronto soccorso di Londra la giovane ostetrica Anna ha appena aiutato una prostituta minorenne a dare alla luce la sua bambina prima di spegnersi lasciandosi alle spalle solo un diario scritto in russo. Spinta da un senso del dovere nei confronti della neonata, Anna si rivolge allo zio russo anche lui - beone e sbruffone - perchè le traduca il diario in cerca di un nome, un indirizzo, un qualche parente a cui affidare la piccola prima che passi in custodia ai servizi sociali. Questo lo spunto che il regista Croneberg usa per Eastern Promises, noir cupo e inquietante ambientato nel mondo della mafia russa. Lontanissimo da toni folkloristici che ne potrebbero fare una sorta di "Padrino venuto dall'Est", il film di Cronenberg preferisce la fisicità del corpo a corpo al fragore degli spari, le minaccie taciute negli sguardi agli ultimatum dichiarati. Il corpo dichiara da sè la sua storia, come accade per i tatuaggi rituali che "certificano" l'appartenenza ad un mondo e ciò che si è stati disposti a fare per esserne accettati. Il regista riduce al minimo l'azione collasando gli episodi in esplosioni improvvise, come la drammatica aggressione nel bagno turco, forse una delle scene più potenti create dal regista con Viggo Mortensen, che già aveva lavorato con Cronenberg per "A history of violence", coperto di sangue nero contro il bianco abbacinante delle pareti. E, come accadeva appunto in "A history of violence", Cronenberg esula dal genere noir per focalizzare l'attenzione del pubblico sull'etica in senso assoluto, ovvero quale sia realmente il comportamente di un uomo "normale" quando viene a contatto con la violenza, cosa ne detta le scelte?

Ottimo il cast, ma decisamente svettano le interpretazioni di Vincent Cassel, figlio naturale, insicuro e buffone del boss e di Viggo Mortensen, figlio eletto dal destino, glaciale e senza pietà...forse.

Claudia Patruno