SOLDATI
GALLINA
Così gli stupiti abitanti della costa
dell’Eritrea chiamarono alcuni soldati italiani del
corpo di spedizione che intorno al 1885 sbarcarono a Massaia
e che inalberavano sul casco coloniale un ciuffo di piume:
avevano incontrato i Bersaglieri. La storia di questo Corpo
dell’Esercito, specialità della Fanteria, risale
a circa mezzo secolo prima, al 18 giugno 1836, quando, su
proposta dell’allora capitano Alessandro La Marmora,
fu costituito a Torino un corpo di “Bersaglieri”con
compiti di ricognizione e per missioni che richiedessero
mobilità e celerità. In realtà già
esistevano nei vari eserciti corpi di truppa, generalmente
chiamati Cacciatori, con compiti analoghi ma il La Marmora
volle soldati di grandi capacità di robustezza e
agilità, armati di una carabina, da lui progettata,
precisa e di celere tiro, con una uniforme che non impacciasse
i movimenti ed un cappello a tesa larga per riparare dal
sole, il solo piumetto non aveva funzione utilitaria ma
serviva a contraddistinguere gli appartenenti al Corpo originariamente
organizzato su compagnie poi su battaglioni, su reggimenti
ed infine nella Grande Guerra addirittura su divisioni.
I Bersaglieri iniziarono la loro attività bellica
nel 1848 a Goito, furono a Roma al comando di Manara nel
1849 e nel 1855 in Crimea, dove morì di colera il
La Marmora, e poi a San Martino nel 1859 e a Custoza nel
1866, combatterono a lungo contro i briganti del Mezzogiorno
ed entrarono tra i primi a Roma nel 1870. Con reparti organici
o con militari distaccati in altre specialità presero
parte alle guerre coloniali, ad Adua nel 1896, nel 1911
in Libia dove ebbero dolorose perdite a Sciara Sciat e nel
1936 in Etiopia. La I Guerra Mondiale vide i Bersaglieri
impegnati sul San Michele, sul Carso, sull’Isonzo
con 32.000 caduti ed oltre 50.000 feriti, la II li disseminò
in Grecia, in Africa Settentrionale, in Russia, con reggimenti
inseriti in divisioni corazzate e celeri, con larga messe
di morti e tante decorazioni ai reparti e ai singoli. Dopo
l’8 settembre 1943 fu ricostituito a sud un battaglione
che fu impegnato per tutta la campagna d’Italia distinguendosi
a Montelungo mentre a Nord si organizzarono battaglioni
che operarono nella lotta anti partigiana soprattutto nelle
zone orientali dove si confrontarono con le truppe di Tito.
Attualmente dopo scioglimenti, ristrutturazioni, ricostituzioni,
i Bersaglieri, ormai soldati professionisti, costituiscono
il nerbo della Brigata Garibaldi che ha recentemente preso
parte a molte missioni fuori area. Per ricordare la storia
del Corpo ed onorarne i caduti sin dal 1904 è stato
costituito il Museo Storico dei Bersaglieri originariamente
nella caserma ospitata nell’antico convento di San
Francesco a Ripa, a Trastevere, e dal 1932 in locali appositamente
predisposti a Porta Pia, accesso alla città dalla
via Nomentana con la fronte verso l’abitato opera
di Michelangelo nella metà del ‘500 e la fronte
esterna costruita dal Vespignani tre secoli dopo. E’
un susseguirsi di sale affollatissime di cimeli di ogni
tipo, generalmente frutto di donazioni di antichi bersaglieri
o loro eredi, che coprono oltre un secolo e mezzo di vita
del Corpo dai primi ricordi del fondatore alle foto delle
ultime missioni; al piano terreno dell’edificio nord
sono esposti materiali attinenti alle guerre del Risorgimento
da Goito a Porta Pia, sono sale con un numero quasi incredibile
di immagini, quadri, incisioni, fotografie, decorazioni,
armi fino ad arrivare al Sacrario che commemora i centomila
Bersaglieri caduti e ricorda, su lapidi, le numerose decorazioni
attribuite ai reparti. Al primo piano si affollano i cimeli
delle varie guerre coloniali con tante armi esotiche ed
uniformi italiane tra cui l’elmo da parata del generale
Baratieri mentre l’ala sud espone i reperti della
I Guerra Mondiale con grande dispiegamento di fucili e mitragliatrici
austriache e la bicicletta di Enrico Toti, bersagliere volontario
romano, mutilato di una gamba, caduto in combattimento nel
1916; al primo piano i cimeli della II Guerra Mondiale con
armi, foto ed uniformi d’epoca, una sala contiene
due urnette sepolcrali romane contenenti sabbia di El Alamein
e terra delle rive del Don dove interi reparti si sacrificarono.
Altre foto ed armi ricordano le vicende dei giovani bersaglieri
inquadrati nel Corpo di Liberazione, alle pareti le immagini
dei 164 decorati di Medaglia d’Oro appartenuti, sia
pure per brevi periodi al Corpo. E’ un lungo itinerario
in un secolo di guerre, 1848/1945, ed in un sessantennio
di pace impegnata attraverso un esuberante complesso di
cimeli che rievocano i sacrifici dei tanti che inalberarono
con onore il piumetto al vento. Sulla piazza antistante
la porta, su un basamento di travertino con bassorilievi
che ricordano episodi di vita del Corpo, dal 1932 un gigantesco
Bersagliere di bronzo continua il suo solitario assalto
alla baionetta.
Roberto Filippi
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