Mediterranea
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LA
LUPA “RETRODATATA”
La Lupa Capitolina da sempre era stata ritenuta
opera artistica etrusca, poi magnogreca ed infine classica,
ora sta addirittura scivolando nel medioevo. Tutto ciò
si ricava dalla lettura di un piccolo interessante libro
in cui Anna Maria Carruba ripercorre le vicende storiche
della statua bronzea, analizza i risultati dei recenti interventi
di restauro ed infine paragona il manufatto con altre opere
note e precisamente datate sia di origine antica che medioevale.
L’autrice nel 1997 ha avuto l’incarico di restaurare
la Lupa ed i lavori sono continuati sino al 2000 con l’intervento
di vari esperti; la statua è entrata ufficialmente
nella storia nel 1471 allorché Papa Sisto IV la donò,
insieme ad altre, al Popolo Romano e fu collocata nei Palazzi
Capitolini dove si trova tuttora. I gemelli, attribuiti
per tradizione al Pollaiolo, furono aggiunti nel ‘500.
Precedentemente la prima menzione di una lupa appare nel
Chronicon di Benedetto del Soratte dell’anno 995 che
cita una statua di tale tipo nelle immediate vicinanze della
basilica di San Giovanni in Laterano dove era situato il
tribunale; successivamente le fonti citano talvolta la Lupa
ed infine un disegno dei primi del ‘400 riproduce
un affresco, ora non più esistente, del Laterano
raffigurante una torre con una mensola su cui si trova una
statua di lupa, vicino due mani tagliate a condannati affisse
al muro. Sempre si è pensato a continui riferimenti
al medesimo manufatto partendo da fonti classiche, tra cui
Cicerone, che citano la presenza nell’antica Roma
di una o più statue della Lupa anche se poi per molti
secoli non si è mai parlato del grande bronzo che
avrebbe dovuto avere gran fama e che non è nemmeno
riportato nell’ “Itinerario di Einsielden”
accuratissima guida di Roma in uso presso i pellegrini dell’VIII
secolo. Su queste considerazioni la Carruba innesta gli
argomenti tecnici ricavati dagli esami effettuati durante
il restauro; i bronzi antichi, e ve ne è una certa
casistica, sono costituiti da varie parti fuse separatamente
e assemblate in seguito con grande perizia,i bronzi medioevali
sono invece il risultato di una fusione in un solo getto.
Questa tecnica è dovuta in parte alla perdita di
tecnologia connessa alla fine della civiltà classica
e soprattutto al nuovo modo di fondere le campane, oggetto
liturgico che fa la sua comparsa nel VII secolo, e che per
sua natura deve essere costituito da un solo pezzo. La Lupa
ha queste caratteristiche: è fusa in un solo pezzo
con la tecnica della cera persa, ha tracce dell’armatura
in sbarre di ferro che sosteneva il modello base in terra
refrattaria, ha la forma bloccata e l’aspetto immobile
tipico delle statue che essendo in un solo blocco non possono
avere torsioni eccessive. Nella seconda parte del libro
sono riportate le schede di alcuni bronzi antichi e di altri
medioevali da cui appare chiarissima la tecnica con cui
furono fuse le statue dell’Arringatore, del Marte
di Todi, della Chimera d’Arezzo tutte con parti fuse
separatamente e poi saldate usando altro bronzo come saldante;
i bronzi medioevali citati nelle schede, quali il Grifo
ed il Leone di Perugia, il Maurizio di Orvieto, l’Aquila
di Todi, il Gallo della chiesa di San Silvestro a Roma ed
infine il San Pietro dell’omonima basilica sono tutti
il risultato di un’unica fusione con rifiniture a
freddo. L’analisi con Ca 14 delle terre di fusione
nell’interno della statua l’ hanno situata tra
il VII e il XVI secolo con uno scarto eccessivo che si spera
di ridurre con successivi accertamenti. Comunque sia dall’esame
stilistico che dalle considerazioni storiche la Carruba
ritiene di poter datare la fusione della statua all’età
carolingia, epoca di una certa rinascenza artistica a Roma
ed in Germania. Non tutti gli storici e i critici d’arte
concordano, ci sono i nostalgici delle antiche attribuzioni
mentre molti altri pur concordando sull’origine medioevale
la collocano nel XII o XIII secolo, altro periodo di ancor
più viva rinascenza artistica. In questo caso non
può trattarsi della Lupa citata nel 995 e si è
costretti ad ipotizzare che si tratti della sostituzione
di una precedente statua andata perduta. Ci si inoltra nel
campo delle ipotesi e delle possibilità sempre comunque
partendo da una quasi generalmente accettata datazione al
medioevo in attesa che analisi più precise permettano
di risolvere un enigma che la Carruba ha iniziato a dipanare
con le sue ricerche e la loro interpretazione.
Roberto Filippi
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LA LUPA CAPITOLINA
Un bronzo medievale
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Titolo
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La lupa capitolina
Un bronzo medievale |
Autore |
Anna Maria
Carruba |
Edizioni |
Roma, De Luca
editore, 2006 |
web |
http://www.delucaeditori.com/ |
Pagine |
112 pagine |
ISBN |
8880167537 |
Prezzo |
€ 16,00
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Descrizione |
La prima notizia
sulla Lupa Capitolina - la scultura forse più celebre,
universalmente conosciuta come emblema della città
di Roma e conservata nei Musei Capitolini - risale alla prima
metà del IX sec. d.C. Il restauro della Lupa Capitolina,
effettuato da chi scrive, tra il 1997 e il 2000, è
stato una irripetibile occasione di ispezione e di indagini,
svolte “dall’interno”, dei materiali costitutivi
dell’opera, dei segni della lavorazione su di essa impressi,
delle trasformazioni indotte sulla materia dal tempo, dall’ambiente,
dagli interventi umani. La scultura in bronzo, universalmente
conosciuta, rappresentazione simbolica della nascita di Roma,
svela i suoi misteri. |
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