IL
DOLCE CAMMINO… DI BURATTA
“Il dolce cammino”, ovvero l’Uomo
e il suo Mondo. La sfera del personale, del piccolo, dei
sentimenti e delle reazioni che si incontra con quella degli
Eventi, della Storia, dei drammi, degli appuntamenti.
Un dolce cammino per ragionare, indignarsi, rivedersi e
farsi anche strappare un sorriso, …amaro, guidati
per mano da un fotografo con gli occhi da bambino che ci
regala in queste 31 immagini la sua lucida visione di ciò
che ci sta intorno.
Fabrizio Buratta, non lasciatosi incantare dall’astrazione,
si limita ad osservare il reale, a restituirci il reale,
dove ogni fotografia rappresenta uno dei possibili eventi
con cui quotidianamente dobbiamo confrontarci, di cui sentiamo
spesso parlare, attraverso tv, giornali, radio, che viviamo
talvolta sulla nostra pelle. Una visione del mondo a 360
gradi che tocca la sfera del personale e del privato: la
maternità, l’incontro, il ricordo, e che si
allarga progressivamente per farci ragionare su avvenimenti
che riguardano l’umanità intera: piogge acide,
guerre, razzismo, ma anche riflessioni sul mondo arte e
spiritosi commenti come il “cadiamo sempre dalle nuvole”
o “piove sul bagnato”.
Mentre ogni fotografia contiene già, nella sua chiara
decifrabilità ma senza imporre una lettura univoca,
tutte le possibili sfaccettature di reazioni, emozioni,
sentimenti, possibilità, interrogativi che l’Uomo
può vivere di fronte all’evento rappresentato.
Un esempio, PER NOI: perché dalla Galleria Nazionale
di Arte Moderna escono le fiamme? E’ il sistema dell’arte
che si sta consumando? Sono le opere di arte contemporanea
che devono essere date alle fiamme? Oppure sono queste ultime
che ci abbagliano come se fosse un fuoco?
Una donna (o un uomo?) attende; a fianco un feto. L’aria
della figurina è mesta: è triste, preoccupata,
stanca, pensierosa o sognante? Questo figlio è voluto
o è un ulteriore problema? Oppure: ma questo figlio
esiste o è andato perduto, è nella nostra
testa, non possiamo averlo?
Questo tipo di approccio è valido per tutte le altre
fotografie.
La cifra distintiva del Buratta, la doppia fotografia accostata,
2 mondi differenti che si completano e solo nella compenetrazione
ce ne disvelano un terzo, quello attuale, è stata
mantenuta anche in questo lavoro. Ed anch’essa si
nutre di ciò che ci sta intorno: immagini segnaletiche,
divieti, cartelli, gli stessi che quotidianamente ci capita,
senza notarli, di incontrare ovunque nella città.
Segnaletica accostata ad immagini storicizzate, a fotografie
di giornali, prese dalla televisione, le stesse da cui siamo
in continuazione bombardati.
L’accostamento viene realizzato senza seguire un’unica
linea: ad effetti di pungente ironia si contrappone la chiara
volontà di shoccare; al crudo realismo l’assoluta
riduzione. Toni seri, tragicomici e drammatici vengono miscelati
in un turbinio di colori accecanti, fluorescenti, rendendo
così il lavoro estremamente omogeneo dal punto di
vista della consequenzialità, senza rotture formali
tra un’immagine e l’altra, in un cammino nel
nostro tempo reso più dolce da luce, colore, gioco
e ironia.
Carlotta Monteverde
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