È estremamente interessante il bando
intitolato “Artisti per le periferie” che
l’Assessorato all’Urbanistica ha recentemente
pubblicato, facendo seguito alla Deliberazione di Giunta
n. 150 del 5 aprile 2006 ed è sicuramente un atto
di buona volontà per far conoscere l'arte contemporanea
e offrire delle occasioni di committenza agli artisti,
ma si continua ad ignorare la realtà di un panorama
artistico estremamente variegato e sommerso.
Artisti che operano in una sorta di limbo
dell’invisibile, dove conta la visibilità.
Una visibilità che si conquista con l’indicibile
capacità di costruire una rete di conoscenze. Ma
se questi artisti non hanno interesse a una sorta di mercimonio?
Se questi artisti credono ancora, se non l’etica,
nella moralità dell’arte, facendo parlare
il loro lavoro e non cercando l’interessamento del
critico o del politico, devono ritenersi esclusi dal mondo
ufficiale dell’arte?
A Roma, come in ogni luogo del mondo, esiste
l’arte ufficiale, non certo di regime, ma sicuramente
un’arte riconosciuta perché i politici, grazie
ai critici, la riconoscono e un’arte sommersa.
In ogni campo è più semplice
affidarsi a ciò che si conosce perché lo
si ha davanti, senza dover fare alcuna fatica per ampliare
le proprie conoscenze: i politici conoscono dei critici
che conoscono degli artisti e questo concatenarsi di conoscenze
partorisce un bando perché l'amministrazione comunale
possa dotarsi di un elenco di artisti professionisti ai
quali affidare gli incarichi di realizzazione le opere
d'arte previste nella progettazione di opere e spazi pubblici.
Ma questo bando pone dei parametri estremamente
ristretti perché molti artisti possono accedervi,
dei parametri che avvantaggiano i soliti noti, emarginando
sempre di più chi cerca di mostrare il proprio
lavoro e non essere giudicati in base a quante Biennali
o Triennali si hanno nel proprio curriculum o di quante
conoscenze puoi contare all’interno della Quadriennale.
È lodevole che l’amministrazione
capitolina coinvolga gli artisti nei programmi di recupero
e riqualificazione delle periferie, rispolverando la gloriosa
legge del 2%, nella sua versione del 29 luglio 1949, che
una quota della spesa prevista per la realizzazione di
un edificio pubblico sia destinato ad interventi artistici,
ma a queste nuove committenze, in questo velato mecenatismo
altruismo, potranno accedervi solo i soliti amici degli
amici perché nessuno è interessato a conoscere
quello che globalmente è il panorama artistico
contemporaneo.
Uno sforzo notevole quello che - per elevare
il livello qualitativo dei propri interventi sul territorio,-
l’Amministrazione - intende bandire concorsi e affidare
incarichi di realizzazione di opere d’arte ad artisti
– ai quali saranno invitati gli artisti professionisti
presenti nell’elenco predisposto dal Dipartimento
VI.
Qualche parametro di selezione bisogna individuare,
il popolo artistico romano conta un migliaio di menti
e mani, sfoltire questo esercito è necessario per
non intasare l’iter amministrativo.
I politici, spesso, hanno la capacità
di percepire quale potrebbe essere una buona iniziativa,
ma, spesso, non hanno una pari attitudine a scegliere
i collaboratori idonei a rendere concreto un progetto;
trasformando una meritevole occasione per far conoscere
una degna realtà con una conferma per i soliti
noti.
Gianleonardo Latini