Pulp!
Cos'è una mossa Kansas City? E' in questa
domanda rivolta ad un annoiato viaggiatore il bandolo della
matassa della trama di Slevin, nuova fatica cinematografica
dello scozzese Paul McGuigan. Tarantino ha reisegnato a
tutti come montare un pulp thriller e McGuigan ha saputo
eleborare la lezione e prendere le giute distanze dal caposcuola.
Si parte subito in quinta con un clamoroso quanto esilarente
scambio di persona, Slevin (letteralmente “cane rabbioso”)-
il protagonista affetto da - provvidenziale - atarassia
- appena giunto in città non fa in tempo a farsi
una doccia che viene prelevato per due volte di seguito
da un campionario di tirapiedi da circo equestre. Scambiato
per un killer sprofondato dai debiti viene coinvolto in
una guerra fra due capi criminali acerrimi nemici: Il Rabbino
e Il Boss. Entrambi gli assegnano un omicidio ai danni dell'altro
da compiere in 24 ore, a peggiorare la vicenda si inserisce
un granitico piedipiatti, il detective Brikowski mentre
nell'ombra si muove un vero killer professionista, Goodkat.
Dalla sua Slevin trova l'appoggio di una vicina di casa
e una discreta faccia tosta. Un bravo ragazzo che si trova
al posto sbagliato nel momento sbagliato ..o qualcos'altro?
McGuigan tesse la regia a ritmo serratissimo
aiutato anche da un cast stellare, fra tutti sicuramente
da segnalare la prova di Josh Hartnett e Stanley Tucci -
sempre bravo ed in parte. I più deboli sono il risolutivo
Bruce Willis, statico e troppo gigione in un ruolo che ormai
conosce come le sue tasche (addirittura l'episodio dell'orologio
lasciato in eredità è un'autocitazione), e
la zuccherosa Lucy Liu. A far da contorno due mostri sacri
come Morgan Freeman e Ben Kingsley nei panni di superboss
reclusi in torri inaccessibili come signorotti medioevali.
Un po' troppo prevedibile il plot, salvato da dialoghi brillanti
ed un ottimo montaggio. Una menzione infine per le incredibili
tappezzerie anni '70, l'opticalrama alla sua apoteosi!
|