MOLTO
FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO
“Molto forte, incredibilmente vicino”
è la storia, narrata da un bambino di nove anni,
di tutti i sopravvissuti. È il 2003 e Oskar Schell,
nove anni e un milione di fobie, ha un solo scopo: girare
tutta New York e trovare Black. Chi è Black? Oskar
non lo sa ma ha una chiave ed un foglietto con scritto “Black”
e entrambi erano nascosti in un vaso appartenuto al padre,
morto l’11 Settembre 2001 nella distruzione delle
Torri Gemelle. È una caccia al tesoro, come quelle
che il papà organizzava per Oskar per divertirsi.
Ed è anche il modo per Oskar per tornare ad essere
vicino ad un padre che non c’è più.
Ma il libro è anche la storia dei sopravvissuti al
bombardamento di Dresda da parte degli alleati nella II
Guerra Mondiale, e degli abitanti di Hiroscima, scampati
alla bomba atomica. Gli interrogativi di fondo sono: come
si può rimanere in vita quando qualcuno, che neanche
ti conosceva, ha portato via il tuo mondo? Dove trovare
l’energia per andare avanti? Oskar, ad esempio, inventa
cose, come una camicia di becchime per farsi trasportare
in volo dagli uccelli, e decide di bussare a tutti i “Black”
di New York. Nucleo del libro è il paradosso della
vita e della morte, senza spiegazioni logiche. Illuminante
a tal fine è questo brevissimo stralcio: «Mi
sono alzato in piedi sul letto, ho puntato le dita verso
le finte stelle e ho gridato: «Ho cambiato il corso
della storia dell’uomo!» «Esatto.»
«Sono Dio!» «Sei ateo.» «Non
esisto!». Mi sono ributtato sul letto, tra le sue
braccia, e ci siamo scompisciati tutti e due.»
Jonathan Safran Foer affronta il dramma delle vittime civili
di tutto il mondo e di tutti i tempi, accomunando, appunto,
le famiglie dei morti del World Trade Center a quelle di
Hiroscima e Dresda, con grazia e delicatezza, mostrando
la sofferenza senza esponrla in vetrina, ben lontano dalle
varie trasmissioni dolorecentriche della televisione. La
stessa costruzione grafica del libro è particolare
e merita attenzione, con la narrazione inframmezzata da
particolari fotografie in bianco e nero e pagine bianche
con una sola frase scritta al centro. Il libro è
affascinante e commovente, divertente e duro come un nodo
in gola, e la scrittura è scorrevole ed intima.
Ruggero Signoretti |